ROMA – A poco più di quattro mesi dai Giochi la questione vaccini per la delegazione azzurra inizia a diventare sempre più incalzante. Dopo l’iniziativa del Coni che ha individuato luoghi sportivi in tutta Italia per la vaccinazione non solo di atleti ma della intera popolazione grazie al supporto della Federazione medico sportiva, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, è tornato sul tema della protezione degli azzurri partecipanti alla rassegna olimpica. Sottolineando che già diversi Paesi stranieri hanno già proceduto alla vaccinazione.
Malagò lancia l’allarme
E ha lanciato un allarme, invitando di fatto a non perdere altro tempo. “Noi riteniamo che non aver voluto forzare e creare nessuna forma di canale privilegiato per gli atleti fosse la strada più giusta. E chiaro che più ci si avvicina all’appuntamento e più aumenta il rischio che un atleta butti 5 anni di allenamenti di lavoro se dovesse contrarre il Covid. In moltissime nazioni molti atleti sono già stati vaccinati”, ha dichiarato il numero uno dello sport italiano a Radio Anch’Io Sport. “Del resto già una buona parte degli atleti per i Giochi è già vaccinata in quanto atleti dei corpi militari e questa non la trovo una cosa giusta”, ha aggiunto evidenziando dunque la sua contrarietà a quella che viene ritenuta di fatto una disparità.
Vaccinare gli atleti
Negli ultimi giorni due casi hanno richiamato l’attenzione di Malagò, sottolineando il filo dell’imprevedibilità su cui camminano gli atleti vertice. Vanessa Ferrari stava inseguendo il sogno di una ennesima Olimpiade ma ha contratto il Covid “e ora aveva le gare di qualificazione”. Poi il caso di Arianna Castiglioni, che ha preso il virus prima degli Assoluti di Riccione e “lo ha contratto dopo aver fatto la prima vaccinazione, essendo un militare. Di fronte a queste cose penso che ognuno debba darsi una risposta”.
Vaccinare tutti al più presto è anche la posizione del presidente della federazione medici sportivi del Lazio, Carlo Tranquilli, secondo cui immunizzare gli atleti non deve essere considerare un privilegio ma una misura cautelativa. “Non c’è dubbio che gli atleti olimpici abbiano una responsabilità importante anche nei confronti del Paese. Credo che questo sia un passaggio fondamentale, il valore dell’atleta olimpico è un valore di rappresentanza del Paese”.
Le società sportive
La pandemia è elemento centrale anche della crisi che sta vivendo tutto il mondo dello sport e si lega a filo doppio con la realtà che stanno affrontando migliaia di società sportive. Su questo punto Malagò è stato chiaro alzando anche qui il livello di allarme: “Il sistema è al collasso. La crisi, la pandemia, stanno trascinando tutto e tutti in problemi di carattere finanziario oltre che sociale e sportivo. Se con il decreto Ristori si sta dando una mano agli atleti e lavoratori lo stesso non c’è nei confronti delle società che hanno dei problemi enormi. Si rischia di aver salvaguardato il lavoratore ma non il datore di lavoro. Succede che siamo finiti in una tempesta perfetta in cui c’è pandemia e crisi economica”.
La collaborazione con i privati
E apre alla collaborazione con i privati: “Se ci sono le risorse economiche va razionalizzato il sistema. Vanno trovate delle sinergie con progetti dei privati che investano nel settore”. Un progetto di ‘rilancio’ dell’intero sistema potrà essere fatto a Giochi fatti, sperando che la pandemia riesca a concedere tregua. Prima spazio alle Olimpiadi che saranno senza pubblico straniero. “E’ una decisione sofferta e dolorosa come ha anche detto il presidente del Cio Thomas Bach ma – ha spiegato Malagò – è anche un attestato di ulteriore tutela e garanzia di quelli che saranno i protagonisti, ossia gli atleti”.
(LaPresse/di Luca Rossi)