Palermo, due fermi per la sparatoria al quartiere Zen

La squadra mobile della questura di Palermo ha eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, aggravato dal metodo mafioso, emesso dalla Procura della Repubblica - Dda di Palermo, a carico di Letterio Maranzano e Pietro Maranzano ritenuti responsabili del tentato omicidio di Colombo Giuseppe e Colombo Antonino

Ftoo Claudio Furlan/LaPresse 02-08-2018 Milano, Italia CronacaMilano, accoltella la ex e tenta la fuga fermando un'auto per strada Nella foto: tentato femminicidio in via bronzetti 38, Polizia sul posto

PALERMO – La squadra mobile della questura di Palermo ha eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, aggravato dal metodo mafioso, emesso dalla Procura della Repubblica – Dda di Palermo, a carico di Letterio Maranzano e Pietro Maranzano ritenuti responsabili del tentato omicidio di Colombo Giuseppe e Colombo Antonino, padre e figlio, feriti da più colpi di arma da fuoco in via Filippo Patti, allo Zen.

Intorno alle 3 del pomeriggio di ieri, sulla linea di emergenza nue arrivavano diverse segnalazioni di colpi di arma da fuoco allo Zen, finché al Pronto Soccorso dell’ospedale ‘Villa Sofia’ sono stati trasportati 2 feriti, Giuseppe Colombo e il figlio Antonino, con diverse ferite di colpi d’arma da fuoco. Sul posto sono intervenute le volanti e la squadra mobile, che individuavano il luogo della sparatoria lungo la via Filippo Patti. Sul posto gli agenti hanno repertato una decina, tra proiettili e bossoli, lasciati sul selciato a documentare la sparatoria che si era appena consumata.

 Le prime investigazioni, sotto la costante direzione della Dda di Palermo, nell’arco della serata trovavano spunti decisivi per l’individuazione dei responsabili, che consentivano di ricostruire un quadro indiziario complesso e coerente sul conto dei fratelli maranzano, Letterio e Pietro e li identificava come responsabili del tentato omicidio dei congiunti COLOMBO. Dei due, il maggiore, Letterio, non è nuovo alle Forze dell’Ordine, vicino alle famiglie mafiose dello Zen e già gravato da precedenti, tra gli altri, per associazione a delinquere di stampo mafioso,

Gli inquirenti ricostruivano l’accaduto nelle ore successive, riuscendo a mettere in ordine tasselli che inquadravano la sparatoria ed il ferimento dei COLOMBO come il triste epilogo di una contesa iniziata la mattina precedente, quando le vittime si sono fronteggiate con un gruppo di persone, capeggiate dai Maranzano; da quell’incontro, nasceva una discussione, presto giunta a spintoni e “testate”.

Ad avere la peggio erano i Colombo, che da lì a poco diventavano bersaglio di un assalto da parte di un commando armato, di cui gli odierni fermati erano parte attiva, insieme con altri al momento rimasti ignoti. In via Filippo Patti si consumava il delitto, con l’esplosione di oltre una decina di colpi di arma fuoco, che ferivano COLOMBO Giuseppe alle braccia e alla gamba sinistra, il figlio Antonino al gluteo. Il commando armato che i due Maranzano avevano allestito raggiungeva i Colombo a bordo di più auto di grossa cilindrata, ‘scortate’ da moto e scooter, da cui scendevano una decina di persone che, armi in pugno, inseguivano gli obiettivi e sparavano contro di loro, ad altezza d’uomo, per poi dileguarsi solo dopo avere lasciato sul selciato una decina tra proiettili e bossoli. Feriti dall’assalto, Colombo Giuseppe e il figlio Antonino, venivano caricati in auto e portati in ospedale.

Il complesso degli elementi indizianti nel frattempo raccolti, una volta messi a partito, induceva la Procura della Repubblica ad emettere un fermo di indiziato di delitto, aggravato dalle modalità mafiose, a carico dei Maranzano, che venivano tratto in arresto dagli agenti della Squadra Mobile.

(LaPresse)

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