Sfrattati in piena pandemia

Le famiglie di Luigi e Aniello Stabile devono lasciare le loro case di via Ancona: “Non avremo più un tetto. Siamo senza lavoro e con quattro bimbi da accudire”

CASAL DI PRINCIPE – La tragedia nella tragedia. Lo Stato ci dice di non uscire: “Restate a casa”. La frase che ci bombarda le orecchie da dodici mesi. Un sacrificio enorme. Ma ne va della nostra salute. Bisogna sopportare. E così teniamo botta. C’è la pandemia. Ma siamo un popolo orgoglioso. “Andrà tutto bene”. Abbiamo imparato a lavorare da casa, a studiare a casa. E lentamente rischiamo anche di dimenticare la bellezza di un concerto, di uno spettacolo teatrale, di un banalissimo film da guardare al cinema e, volesse il cielo, non più sul solito divano di casa. Appunto. “Restate a casa”. Lo Stato lo dice a tutti. Ma proprio a tutti. Lo ha raccomandato anche ai fratelli Luigi e Aniello Stabile, alle loro mogli, Maria Crispino e Rita Garofano, ai loro bambini, Angela e Jacopo e Tommaso e Luciano. “Restate a casa”. Ma c’è un problema. Loro, fra due settimane, non avranno più un tetto. “Restate a casa”. Quale?
La tragedia nella tragedia, ecco. Perché in quella della pandemia, per le famiglie di Aniello e Luigi adesso c’è anche il dramma dello sfratto.

Vivono in via Ancona. Case abusive, una delle piaghe sociali di Casal di Principe. Sono state costruite nel 2001. “Ma ci viviamo soltanto dal 2014”, ha raccontato Maria. Sono quattro gli appartamentini che dovranno essere demoliti. “Io e mio fratello – ha raccontato Luigi – ne abitiamo due. Gli altri non siamo riusciti a finirli. Ci sono i tramezzi, lo scheletro”. Mattoni e cemento.

Giovedì mattina carabinieri, polizia municipale e un assistente sociale del Comune hanno bussato alle loro porte. Entro lunedì dovranno lasciare quelle abitazioni. La Procura di Napoli Nord martedì scorso aveva inviato al Municipio l’ordine di sfrattare le strutture, con le buone o con le cattive, e procedere alla demolizione. Erano state edificate illegalmente e vanno abbattute. C’è poco da fare. È la legge.

L’amministrazione locale, però, è riuscita a prendere tempo. L’autorità giudiziaria ha concesso all’Ente e alle due famiglie due settimane per organizzarsi e trovare una soluzione. “Se non ci danno un’altra casa, dove andremo? Mio marito – ha spiegato Maria – non lavora. Neppure mio cognato lavora. Sono disoccupati. Abbiamo quattro figli a cui badare, quattro creature da far studiare. Come si fa in piena pandemia? Come si fa se da un lato c’è lo Stato che ci dice di stare a casa e dell’altra sempre lo Stato che decide di toglierci il tetto?”.

“Campiamo alla giornata. Cerco un’occupazione, sono un operaio – ha aggiunto Luigi -, ma non è facile trovarlo. In questa provincia non lo è mai. Figuriamoci ora con il Coronavirus. Percepiamo il reddito di cittadinanza e tiriamo avanti. Se dovessimo pagare pure l’affitto di una casa, non ce la faremmo”. Abusivi per necessità.
La tragedia nella tragedia. Ora la stanno vivendo Luigi, Aniello e le loro famiglie. Domani c’è il rischio che tocchi a qualche altro casalese.

La legge va rispettata. Bisogna costruire solo dove è consentito. Bisogna costruire seguendo le norme. L’ambiente va tutelato. Le speculazioni perseguite. Ma serve buonsenso. La Procura fa il suo. Applica la legge. È la politica che deve intervenire rendendo lo Stato non solo cane da guardia e fustigatore, ma anche educatore e solidale. Casal di Principe paga decenni di abbandono.

La cultura dell’illegalità, delle violazioni e delle violenze in questa città è stata forte. Ma la comunità, adesso guidata dal sindaco Renato Natale, che in prima persona ha combattuto la criminalità organizzata, è riuscita a rialzare la testa. Ha riconquistato la sua dignità. E’ in atto una faticosa rivoluzione culturale. E la politica, le istituzioni devono accompagnarla. Perché di traumi la città ne ha avuto già troppi.

“Due settimane per trovare una soluzione”

Da un lato i cittadini e le loro difficoltà. Dall’altro la legge, che è stata chiara: i quattro appartamenti di via Ancona sono abusivi e vanno abbattuti. Nel mezzo c’è il sindaco Renato Natale. A lui la croce di cercare una soluzione. “Abbiamo due settimane per trovarla”, ha detto il primo cittadino. E chi lo conosce sa che farà il massimo per riuscirci. L’amministrazione comunale ha ricevuto la nota della Procura martedì.

Renato Natale

“Il documento ordinava lo sgombero degli appartamenti già lunedì prossimo per procedere alla demolizione. Subito ci siamo attivati per prendere tempo. E fortunatamente – ha fatto sapere la fascia tricolore – ci è stato concesso. Giovedì avevamo inviato l’assistente sociale e i vigili urbani in via Ancora per fare un sopralluogo, avere contezza delle problematiche della famiglia e comprendere come muoverci. Non li abbandoneremo”. Due le strade che il Comune può percorrere. Trovare direttamente un alloggio da destinare alle famiglie di Luigi e Aniello o disporre un contributo economico che potranno usare per pagare il fitto. “Prepareremo un avviso teso a cercare case da destinare a queste due famiglie e probabilmente anche una delibera per impegnare delle risorse economiche per aiutarle”. Di edilizia popolare in città nemmeno l’ombra.

“Non c’è mai stata”, ha chiarito Natale. Ma il sindaco è al lavoro per colmare questa assenza. “Saranno assegnati all’Ente due beni confiscati che trasformeremo in social house. Da queste strutture ricaveremo dieci appartamenti. Ma si tratta di una procedura lunga che non concluderemo a breve”. La nota della Procura oltre a disporre l’abbattimento delle quattro case di via Ancona, ha ordinato pure la demolizione di un’altra struttura abusiva. “Si tratta però soltanto di uno scheletro. Non è abitata”, ha chiarito Natale. L’abusivismo edilizio è stata una piaga per la città. Una ferita che stenta a rimarginarsi. “I costi di demolizione devono essere affrontati dal Comune. E’ denaro che recuperiamo attraverso dei mutui accesi con la Cassa depositi e prestiti, da restituire entro cinque anni. Dovremmo rivalerci su chi ha realizzato gli abusi. Ma nella maggior parte dei casi si tratta di quattrini che non vedremo mai. Ogni anno in bilancio dobbiamo prevedere 250mila euro per gli abbattimenti. Soldi che potremmo usare, invece, per dare assistenza alle fasce deboli. La Procura fa il suo. E’ la politica – ha concluso Natale – che deve darci delle risposte”.

Sarro e Spena: “Intervenga il ministro Cartabia”

Abitazioni abusive di necessità. Bisogna fare delle distinzioni. Analizzare caso per caso. C’è chi ha costruito dove non poteva per speculare, per fare soldi, e c’è chi ora è costretto ad abitarle perché non ha alternative. Attivare degli abbattimenti a tappeto non è la soluzione. Il tema mercoledì scorso è stato affrontato durante il Question time alla Camera. “Il ministro Marta Cartabia sospenda le demolizioni degli abusi di necessita”: è la richiesta portata in Parlamento da Maria Spena e Carlo Sarro, deputati di Forza Italia.

Carlo Sarro

“Mentre quasi tutti gli italiani sono costretti a stare a casa per contrastare la diffusione del Covid, ci sono famiglie che una casa rischiano di perderla. È la situazione che vivono migliaia di persone in Italia, specialmente in Campania, sulla cui testa pende la spada di Damocle di un’ordinanza di demolizione delle proprie abitazioni abusive di necessità. Molte di loro – hanno chiarito i due forzisti – si ritrovano in questo difficile momento storico senza lavoro e senza soldi per poter reperire un alloggio alternativo”. In assenza di uno stop temporaneo, hanno sostenuto Spena e Sarro, potrebbero esserci “drammatici risvolti sociali”.

Il ministro ha evidenziato l’impossibilità delle istituzioni “di rimanere insensibili di fronte al problema delle singole persone”. La speranza è che “l’interessamento della Guardasigilli possa essere foriero di una soluzione risolutiva per il disagio che migliaia di italiani rischiano di vivere sulla propria pelle nel bel mezzo della pandemia”.



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