Napoli – “Le amministrative arrivano come un banco di prova significativo per la costruzione di un’alleanza politica vincente per le elezioni del 2023. Per noi saranno partecipazione. Per me la via maestra è quella delle primarie, sono sempre stato contrario agli accordi in stanze chiuse. Le primarie sono sempre una spinta energetica”. Il segretario del Pd, Enrico Letta, nel corso di un’intervista su Radio Immagina, sgancia la bomba: per scegliere i candidati a sindaco delle città chiamate al voto il prossimo autunno, l’alleanza giallorossa, che vede in Pd e M5s i pilastri più importanti, dovrà passare per le primarie. Una scelta che, stando a quanto apprende Cronache da autorevoli fonti dem, è l’unica possibilità per Letta di risolvere la grana rappresentata dalle elezioni comunali di Roma, dove il M5s punta tutto sul sindaco uscente, Virginia Raggi, mentre il Pd rivendica la casella, o per l’ex segretario Nicola Zingaretti o per un altro esponente di spicco, come ad esempio l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.
In Campania, il prossimo autunno andranno al voto quattro capoluoghi di provincia su 5: Napoli, Caserta, Salerno e Benevento. Si può immaginare cosa accadrebbe se subito dopo l’estate, in queste città si dovessero svolgere le primarie per la scelta dei candidati a sindaco di centrosinistra: il caos garantito, tra l’altro in una situazione, dal punto di vista della pandemia, che nessuno, a oggi, con la campagna di vaccinazione che arranca, è in grado di prevedere. Senza parlare del M5s: i pentastellati accetteranno di partecipare a primarie organizzate a portate a termine secondo regole completamente diverse da quello che è il loro dna, ovvero le votazioni on line? La mossa di Letta, in sostanza, sembra indebolire il centrosinistra, mentre ridà fiato alle speranze di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, che sembravano penalizzati dalla divisione che c’è al momento tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi al governo e Giorgia Meloni all’opposizione.
Accendendo i riflettori su Napoli, la scelta delle primarie appare come un vero e proprio suicidio politico. Innanzitutto per i precedenti: ogni volta che si sono svolte, le primarie nel capoluogo partenopeo si sono concluse con ricorsi, accuse di imbrogli, inchieste e in ultima analisi con la sconfitta del centrosinistra. Tutti ricordano gli scontri tra Andrea Cozzolino e Umberto Ranieri nel 2011 e tra Valeria Valente e Antonio Bassolino nel 2016: due disastri politici di dimensioni incommensurabili, che hanno spalancato la strada verso Palazzo San Giacomo per due volte consecutive a Luigi De Magistris.
Non solo: proprio ieri, la nomina di Maria Chiara Carrozza a presidente del Consiglio nazionale delle ricerche ha sostanzialmente ufficializzato la discesa in campo di Gaetano Manfredi per la candidatura a sindaco del centrosinistra a Napoli. Manfredi infatti non aveva ancora dato il suo definitivo via libera proprio perché, da ex ministro dell’Università, era in corsa anche per la nomina al vertice del Cnr. E’ evidente che la nomina della Carrozza sia stata ufficializzata dopo un passo di lato di Manfredi, sul quale c’è l’ok di Pd, M5s e liste civiche di ispirazione “deluchiana”. Cosa accadrà adesso? Manfredi sarà costretto a passare per i gazebo, pur avendo il consenso di tutta la coalizione (a parte Italia viva, che pure aveva chiesto le primarie ma era disponibile a convergere sull’ex ministro)? Non si sa. Quello che si sa è che Letta, per risolvere il problema di Roma, ne apre decine in tutta Italia. Il centrodestra ringrazia.