ROMA – Tensione alle stelle sul dossier Alitalia. Mentre sotto al Mise monta la protesta dei lavoratori, tra Roma e Bruxelles il negoziato rimane cristallizzato con accuse reciproche e la sensazione è che la rottura possa davvero materializzarsi.
La giornata è delicata sin dal mattino, con centinaia di dipendenti della compagnia che manifestano sotto Via Vento; alcuni portano sulle spalle una bara da cui esce la parte posteriore di un aereo del vettore. E’ solo un’antipasto del botta e risposta serale: secondo quanto ha appreso LaPresse da fonti vicine al dossier, la Commissione europea attenderebbe ancora delle risposte dal governo su Ita per confermare la discontinuità. Bruxelles avrebbe bisogno di tutti i dati e chiarimenti necessari ai fini della valutazione.
Per quanto riguarda gli eventuali piani B, le stesse fonti fanno notare come sta sempre agli Stati membri proporre misure alla Commissione, che ne valuta poi la compatibilità rispetto alle regole sugli aiuti di Stato. La replica è immediata: fonti fanno trapelare a Roma lo stupore da parte di Ita e di tutti gli attori in campo dopo le indiscrezioni arrivate dal Belgio. Nello specifico, dall’Italia si fa notare come l’Italia abbia sempre dato risposte puntuali con 35 documenti presentati.
Una situazione rovente, che lo stesso ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti aveva fotografato così incontrando i sindacati: “Con i commissari straordinari è in corso una riflessione su piani alternativi se l’attuale trattativa con il Mef andasse male”. E ancora: “Sarà necessario riconsiderare tutto se la vicenda Alitalia non avrà una conclusione positiva e bisognerà coinvolgere anche il Parlamento”.
Nel pomeriggio l’esponente della Lega rincara la dose e durante il Question time parla di un negoziato con la Ue “che ha avuto momenti accesi” e spiega come il governo accetterà solo “un compromesso ragionevole”. Al momento, però, le distanze sembrano incolmabili: l’Ue non vede discontinuità tra Ita e l’attuale compagnia, non c’è accordo sul marchio e neanche sugli slot di Milano Linate (l’Italia vorrebbe cederne meno di quanti richiesti da Bruxelles).
Infine rimane il nodo della società che gestisce il programma di fidelizzazione MilleMiglia (alla quale Ita non dovrebbe poter partecipare).“Partire senza l’ok di Bruxelles sarebbe l’ultima spiaggia”, ha ammesso Enrico Giovannini, Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, che lascia aperta una porta di ottimismo: “Come ha detto oggi il ministro Giorgetti nell’incontro con i sindacati noi analizziamo il piano a e il piano b, ma crediamo che sia possibile arrivare a questo accordo in tempi brevi”. Per ora il dialogo con l’Ue prosegue solo a livello tecnico e non è in agenda un nuovo incontro tra Giorgetti-Franco-Giovannini e la commissaria Ue Vestager.(LaPresse)