Le mascherine di Fca non filtrano e il governo le invia nelle scuole

Ancora uno scandalo: “subappalto” della Fiat pagato con fondi pubblici. Le forniture fuorilegge arrivano in tutti gli istituti della Campania

Quando la piccola Maria (nome di fantasia), sei anni e mezzo, ha indossato la mascherina che le ha fornito la scuola elementare che frequenta, a Portici, quella con le bretelline che vanno dietro la testa, ha sentito che era stretta, scomoda. Ma i bambini non si creano mai troppi problemi. Quando Maria è tornata a casa e ha mostrato la mascherina al padre, invece, il genitore ha deciso di approfondire. Ha preso la mascherina, l’ha faticosamente indossata, ha preso l’accendino, ha soffiato e… ops: la fiamma si è spenta. Proprio così: il soffio ha oltrepassato il tessuto. Insospettito, il babbo ha controllato la marca della mascherina che la scuola aveva consegnato a sua figlia: era una Fca, produzione della famiglia Agnelli. Le mascherine targate Fca, quindi, invadono le scuole della Campania, nonostante le denunce alla magistratura da parte dei sindacati di base che ne mettono in dubbio l’efficacia e quelle giornalistiche che hanno scoperchiato un pentolone di intrecci finanziari i cui risvolti sono ancora tutti da scrivere. Si tratta di quelle mascherine di Meltblown, tessuto-non-tessuto prodotto con polipropilene e utilizzato come strato filtrante per le mascherine chirurgiche, che tante polemiche hanno sollevato in tutta Italia. Il babbo della piccola Maria ne ha spedito un pacco alla nostra redazione: sono proprio loro, quelle mascherine per bambini che sono state oggetto di una denuncia che Usb, Rete Iside onlus e Osa hanno presentato alla fine dello scorso gennaio alla Procura della Repubblica di Roma e alla Procura regionale del Lazio presso la Corte dei Conti, in quanto, stando all’esposto, “non rispondenti ai parametri stabiliti dal Dpcm 17 marzo 2020 n.18”. Nella denuncia, presentata dagli avvocati Carlo Guglielmi e Arturo Salerni, Usb, Rete Iside onlus e Osa hanno chiesto alla magistratura “di verificare l’esistenza del reato di frode in pubbliche forniture e più in generale di pericolo per la salute pubblica”, indicando inoltre “la possibilità che si sia concretizzato un danno erariale, stante l’elevata produzione (11 milioni di mascherine al giorno, il 70% del fabbisogno delle scuole italiane) degli impianti FCA. Per tali fattispecie”, si legge in un comunicato ufficiale di Usb, “si chiede non solo di individuare i responsabili, ma anche di adottare provvedimenti cautelari (il sequestro) per bloccare la situazione e garantire l’incolumità di cittadini e lavoratori”. “La denuncia”, prosegue la nota, “si basa sulle analisi di Archa srl (società accreditata da Accredia, ente designato dal governo italiano ad attestare competenza, indipendenza e imparzialità dei laboratori che verificano la conformità di beni e servizi alle norme), sul potere filtrante di due lotti di mascherine FCA Italy (uno pediatrico per le scuole prodotto a settembre 2020; uno per adulti prodotto per i lavoratori Fca a novembre 2020). Le analisi dicono che le mascherine pediatriche hanno un potere filtrante dell’83-86% (invece del 98% previsto dalla norma); le mascherine per adulti un potere filtrante dell’89-90% (invece del 98%)”. Della vicenda delle mascherine Fca si è occupata anche la trasmissione Non è l’Arena, condotta da Massimo Giletti su La7. L’inchiesta di Giletti solleva dubbi e perplessità sulla commessa da oltre 80 milioni di euro di soldi pubblici che sarebbero stati stornati, per vie indirette, alla Fca. Al centro del servizio il ruolo della Baritech srl di Modugno, una società di produzione di lampadine che era sull’orlo del crac finanziario, finchè lo scorso marzo Domenico Arcuri, all’epoca Commissario straordinario per l’emergenza Covid, ha sondato le aziende italiane che avrebbero potuto convertire gli stabilimenti per la produzione di materie prime utili alla fabbricazione di mascherine. La Baritech srl è risultata una delle aziende individuate dall’indagine esplorativa, e ha così ottenuto una commessa da parte dello Stato del valore di 46 milioni di euro. La BCI Company, società svizzera specializzata in crisi industriali che possiede l’80% della Baritech, investe nell’azienda di Modugno 8 milioni di dollari per riconvertire la produzione. Partecipa alla operazione, col 20% del capitale societario, anche l’IFM – Independent Fund Management, fondo d’investimento del Liechtenstein. L’azienda pugliese si salva e inizia a lavorare il Meltblown, tessuto-non-tessuto prodotto con polipropilene e utilizzato come strato filtrante per le mascherine chirurgiche. La Baritech srl ne produce su quattro linee, ciascuna in funzione 24 ore su 24. Ai quattro macchinari, acquistati da un’azienda cinese, lavorano in tre turni al giorno tra gli 80 e i 100 operai. La redazione di Giletti ha tentato di accertare in che modo la Baritech abbia vinto la commessa e a chi venga destinato il tessuto per mascherine. Alla prima domanda l’azienda pugliese non ha risposto, trincerandosi nel silenzio: “Il nostro contratto per la produzione di Meltblown è soggetto a degli accordi di riservatezza – si legge nella mail inviata alla redazione del programma – e per questo ci dispiace di non poter fornire ulteriori informazioni”. “Poiché tale contatto ha come riferimento il commissario straordinario per l’emergenza covid-19 – prosegue il messaggio –, la preghiamo di prendere contatti direttamente con lui”. Nel frattempo il commissario straordinario è stato sostituito, ma se la prima domanda è rimasta inevasa, alla seconda hanno risposto indirettamente i camion che hanno lasciato lo stabilimento di Modugno, stipati di tessuto per mascherine e seguiti dalla troupe televisiva. Le telecamere riprendono gli autocarri mentre imboccano l’uscita autostradale di Avellino est. Destinazione: lo stabilimento FCA di Pratola Serra, di recente riconvertito alla produzione di mascherine. Il dubbio sollevato da Giletti è che, se il Meltblown prodotto a Modugno viene fornito alla FCA, l’azienda degli Agnelli, già beneficiaria di un contratto con lo Stato per la produzione di 27 milioni di mascherine al giorno, sia stata sollevata dal pagamento di un suo subappalto grazie, ancora una volta, ai fondi pubblici.

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