NAPOLI – Quattro colpi di pistola. Ecco come è morto il 60enne Salvatore Milano, caduto vittima di un agguato all’interno del bar Rosetta in via Vittorio Veneto, poco dopo aver pagato il conto del caffè appena preso. Aspettava qualcuno? Le indagini sono solo all’inizio e sono partite dalla presenza di Milano all’interno di quel locale, in una zona controllata dal gruppo Cifrone. Le indagini, inizialmente affidate ai carabinieri della compagnia Stella, sono ora passate alla squadra Mobile.
Gli investigatori sono partiti da chi potrebbe aver notato particolari rilevanti dell’agguato. In primis dal titolare del locale, Licurgo Tamburrini, noto anche come Enrico. E’ stato lui ad allertare le forze dell’ordine dopo l’azione di fuoco. C’è un dettaglio singolare, tuttavia. Perché Tamburrini è stato coinvolto nell’ultima inchiesta che ha decapitato e decimato il gruppo di Ngopp Miano, ovvero i Cifrone. Il suo nome è stato iscritto nel registro degli indagati per estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Cosa ci faceva lì Milano? L’ipotesi è che il vecchio ras dei Capitoni, possa aver deciso di tastare il polso degli assetti criminali nel quartiere dopo che le organizzazioni che si fronteggiano per il controllo delle attività illecite sono state smembrate dall’Antimafia. Non si esclude che Milano stesse cercando di ritagliarsi uno spazio dovuto al vuoto di potere. Ipotesi, naturalmente, che dovranno trovare riscontro. I Lo Russo non ci sono più, smantellati da arresti e pentimenti. Sul territorio ci sono altri gruppi. Da una parte quello che faceva capo ai cugini Gaetano e Luigi Cifrone, i ras che avevano preso il controllo della zona nota come ‘Miano Vecchia’ appoggiati dai Perfetto.
A sbarrargli il passo un gruppo criminale in cui sarebbero confluiti diversi ex affiliati alla cosca Lo Russo come Pasquale Angellotti e Luigi Torino. Inizialmente erano buoni i rapporti tra i due sodalizi, data la comune origine criminale nella fila dei ‘capitoni’. Lo scontro è poi divampato alcuni mesi fa quando i ‘Vecchi Lo Russo’, appoggiati dalla paranza di ‘Abbasc Miano’, il gruppo riconducibile al giovane ras Matteo Balzano ruppero gli indugi e dichiararono guerra aperta ai Cifrone. Il motivo era legato alla gestione delle attività criminali che, secondo quanto emerso anche nel corso delle indagini, sotto i Cifrone avrebbe scontentato, e non poco, gli altri affiliati.
Uno scontro a orologeria che si è protratto per mesi e alla fine di febbraio aveva subito un’impennata con il ferimento di Bernardo Torino, cugino di Luigi e nipote di Salvatore Torino. Fu il ferimento di Luigi Torino nel giugno del 2019 a dare inizio allo scontro tra i cugini Gaetano e Luigi Cifrone e il sodalizio di ‘Abbasc Miano’. Torino, figlio del collaboratore Salvatore, secondo le informazioni raccolte dalle forze dell’ordine, dopo il suo ritorno a Miano si sarebbe avvicinato al gruppo di guidato da Matteo Balzano, Gianluca D’Errico e Salvatore Scarpellini, braccio armato dei cosiddetti ‘Vecchi Lo Russo’, una cupo la in cui sarebbero confluiti i superstiti della cosca scampati ai blitz.
Un agguato che avrebbe innescato, dopo solo pochi giorni, la violenta reazione del sodalizio con il lancio di una bomba carta seguita, dopo pochi minuti, da una ‘stesa’ nel feudo dei Cifrone, nel corso della quale furono esplosi non meno di 60 colpi. Passarono poche settimane e i killer entrarono nuovamente in azione. Quella volta l’obiettivo era Giovanni Borriello, anche lui legato ai ras di Abbasc Miano. L’agguato però non andò a buon fine e la vittima riuscì a salvarsi. Il gruppo corse alle armi e diversi arsenali furono allestiti all’interno dei covi usati dal sodalizio.
A quel punto il gruppo di ‘Abbasc Miano’, appoggiato dai ‘Vecchi Lo Russo’ scatenò una controffensiva che raggiunse il suo culmine quando fu data alle fiamme l’abitazione di Luigi Cifrone in vico Cotugno a Miano. Fu il segnale che gli equilibri erano cambiati. In un agguato morì Stefano Bocchetti. Poche settimane dopo un blitz dei carabinieri azzerò il sodalizio di ‘Abbasc Miano’. Alessandro Riso, 28enne vicino ai Cifrone, rimase ucciso lo scorso ottobre in via Vittorio Veneto durante una ‘stesa’.