NAPOLI – Alcuni ospedali campani, in particolare quelli che fanno riferimento alla Asl Napoli 1, sono in ritardo sulle vaccinazioni ai pazienti trapiantati e trapiantandi. Lo nota Franco Martino, componente (in quota all’Associazione italiana trapiantati di fegato) del tavolo tecnico che fa parte del Centro regionale trapianti. “Le associazioni di categoria – dichiara Martino – sono protagoniste di una battaglia per chiedere alla Regione e al presidente Vincenzo De Luca di poter vaccinare tutti i trapiantati presso i nosocomi nei quali vengono già assistiti. Questa azione ha dato i suoi frutti: all’ospedale di Caserta il 90% dei trapiantati di fegato e rene hanno già avuto la seconda dose. Un po’ peggio va all’Asl di Caserta, che dovrebbe occuparsi dei caregiver. Altre aziende della Campania, invece, segnano il passo, con percentuali molto più basse di vaccini ai trapiantati. Ad esempio, questo avviene nelle strutture della Asl Na1. Già poco dopo Natale abbiamo inviato due messaggi con posta elettronica certificata a De Luca per chiedere di far vaccinare i trapiantati negli ospedali che già li seguono e c’è voluto un po’ di tempo prima che l’unità di crisi si rendesse conto della validità delle nostre richieste”. Diverse associazioni hanno condiviso questo messaggio. Il piano nazionale del ministero della Salute stabilisce che i trapiantati, classificati fra i pazienti fragili, devono essere vaccinati subito dopo gli ultra 80enni. Secondo Martino, “non sembrava che la Regione Campania avesse recepito da subito questa regola, per cui ci siamo dati da fare per chiedere quanto ritenevamo giusto e opportuno”.
La categoria subisce, come tutti, i problemi causati dall’arrivo delle dosi in misura insufficiente. Peraltro, ai trapiantati può essere praticato solo il vaccino a Rna messaggero, quindi Pfizer e Moderna: la disponibilità non è quindi ampia.
Nei giorni scorsi, le associazioni di categoria Acti Italia, Aned Onlus e Aitf hanno sollevato, in una lettera al Governo, il problema dei trapiantati “orfani” che sono residenti in una regione ma sono stati sottoposti a trapianto in un’altra. Sono state notate numerose segnalazioni di mancato appuntamento, di impossibilità a segnalare la propria condizione e altri disagi. Il rischio è che una parte di trapiantati, residenti in zone in cui la presenza di centri di trapianto è assente (soprattutto il Centro-Sud Italia) non possano accedere ai vaccini.
“In Campania – nota Martino – fortunatamente abbiamo centri di questo genere e quindi chi ha avuto un trapianto fuori regione viene assistito nella rete trapiantologica locale. A Napoli fanno da hub la Federico II e il Ruggi d’Aragona di Salerno per il trapianto renale, il Cardarelli per i trapiantati di fegato, il Monaldi per il cuore. Questi hub hanno punti decentrati per fegato e rene e formano così la rete trapiantologica campana. A Caserta c’è quindi l’unità Satte per il fegato e un ambulatorio di Nefrologia per il rene. I trapiantati vengono quindi vaccinati negli ospedali. Tutt’altro discorso, purtroppo, in zone come la Calabria, dove manca un centro trapianti”.