POTENZA – Fin dal 2017 si erano infiltrati “quale segno di audace auto-affermazione in un luogo simbolico, oltre che di disponibilità economiche, nella gestione del bar-caffetteria del Palazzo di Giustizia, dando così una eclatante dimostrazione della propria forza verso l’esterno e allo stesso tempo garantendosi un’ osservatorio privilegiato all’interno di un palazzo nevralgico nel sistema di tutela e ripristino della legalità”. È quanto emerge dalle indagini della polizia di Stato, sotto la direzione distrettuale antimafia di Potenza, che ha portato all’arresto di 17 persone.
Le indagini, infatti, hanno dimostrato come le società che dal 2017 si sono succedute nella gestione del servizio di bar-caffetteria nel Palazzo di giustizia di Potenza, sebbene intestate a semplici prestanomi, avvicendatisi fino allo scorso mese di novembre, secondo un turn over utile a schermare efficacemente l’interposizione, siano state fino ad oggi gestite, di fatto, da soggetti appartenenti o comunque contigui al sodalizio.
Nel mese di aprile 2018, il sodalizio ha messo in atto una grave condotta estorsiva perpetrata il mese di aprile 2018 da un affiliato del sodalizio, contro l’esponente di una società aspirante assegnataria al fine di farla recedere dal ricorso al Tar proposto avverso l’aggiudicazione.
È lo stesso soggetto, il cui arresto, avvenuto due mesi dopo, unitamente al boss e ad altri esponenti del clan per traffico internazionale di droga, destò scene di pianto e commozione proprio all’interno del bar-caffetteria immortalate dalle intercettazioni videoambientale installate all’interno del locale.
Il lavoro d’indagine svolto dalla Procura Distrettuale con il supporto della Sezione Criminalità Organizzata della locale Squadra Mobile, si è sviluppato nel corso di un biennio durante il quale il copioso materiale investigativo acquisito, composto, tra l’altro, da intercettazioni, dichiarazioni di testimoni e collaboratori di giustizia, sopralluoghi, acquisizioni documentali, riscontri, pedinamenti, è stato accuratamente analizzato e rimesso a sistema disvelando la piena operatività del sodalizio pignolese e la sua endemica compenetrazione nel tessuto istituzionale ed imprenditoriale del potentino, al punto da essere in grado di condizionare alcuni settore della pubblica amministrazione locale, di governare il sistema degli appalti boschivi.
L’attività inquirente ha permesso di mettere, poi, complessivamente, in risalto la particolare forza intimidatoria che il clan RIVIEZZI è in grado di esprimere e di cui risulta essersi avvalso in occasione di varie condotte estorsive in danno di imprenditori e commercianti perpetrate dai suoi affiliati in un arco di tempo che va dal 2013 in poi e fino ad epoca recente.
Sul punto deve anche essere espresso apprezzamento verso il ROS dei Carabinieri, che in un corale sforzo investigativo, ha accertato una specifica e sintomatica attività estorsiva del sodalizio nella città di Potenza. Le risultanze investigative raccolte anche nel contesto di operazioni precedenti, quale quella a cui si è già fatto cenno per traffico internazionale di cocaina, sono state analizzate, valorizzate e messe a confronto con una serie di ulteriori elementi e riscontri che hanno permesso di ricondurre all’azione criminosa del clan, anche la tentata rapina a mano armata perpetrata nel settembre 2017 ai danni dell’Ufficio Postale di Potenza – Via Grippo e il furto aggravato perpetrato nel giugno 2018 ai danni dell’Ufficio Postale di Potenza – Via Messina, da dove vennero asportati 235.000,00 euro.
L’attività fin qui svolta, con gli sbocchi cautelari personali e reali che ne sono conseguiti, rappresenta un risultato di assoluto rilievo nel contrasto alla criminalità organizzata (che opera in modo rilevante e significativo in Basilicata ed anche in provincia di Potenza nonostante si registri non di rado una sottovalutazione del fenomeno) sforzo invece quotidianamente perseguito da questa Direzione Distrettuale Antimafia con l’indispensabile ed essenziale supporto della polizia giudiziaria. Alle ore 11 si terrà conferenza stampa
(LaPresse)