ROMA – “La lotta al terrorismo è indivisibile e impegna tutte le democrazie, insieme. Era una decisione che lo Stato italiano – attraverso i diversi governi che si sono succeduti negli anni – chiedeva da tempo. Ringrazio il Presidente Macron: con la sua decisione ha confermato amicizia per l’Italia e manifestato rispetto per la nostra democrazia. Mi auguro che possa avvenire lo stesso per quanti si sono sottratti alla giustizia italiana e vivono la loro latitanza in altri paesi. Vi sono state tante vite stroncate, ferite insanabili nei familiari che hanno visto sconvolta la loro esistenza. Lo Stato di diritto, la Repubblica democratica, seppero battere il terrorismo senza venire mai meno alla pienezza della garanzia dei diritti fondamentali, senza leggi eccezionali. Tanti corresponsabili di quei delitti, scontata la pena, sono da tempo in libertà, grazie ai benefici della legislazione italiana, piena di garanzie. Tutto questo in coincidenza di un processo di tenace e incessante conciliazione con le nuove istanze sociali e i nuovi protagonisti espressi dalla società”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervistato da La Repubblica”.
Il presidente invoca l’arresto per tutti, qualsiasi colore
“Come ha ricordato il Presidente Napolitano in occasione della Giornata della Memoria nel 2012 “non brancoliamo nel buio di un’Italia dei misteri: ci troviamo dinanzi a limiti da rimuovere e a problemi di giustizia e di verità ancora da risolvere, ma in un’Italia che ha svelato gravissime insidie via via liberandosene… individuandone e sanzionandone a centinaia gli sciagurati attori…”. “Desidero riaffermare la riconoscenza per il coraggio di giudici e di giurie popolari di cittadini che non avevano ceduto alle minacce. Ci sono ancora ombre, spazi oscuri, complicità, non pienamente chiarite. Mi ha colpito molto il dialogo di qualche giorno fa tra la vedova e il figlio del commissario Calabresi che si sono detti persino pronti – insieme ad altri familiari delle vittime – a rinunciare al loro titolo ad avere giustizia, dopo tanti anni, in cambio della piena verità da parte degli assassini dei loro cari. L’esigenza di completa verità è molto sentita dai familiari. Ma è anche un’esigenza fondamentale per la Repubblica.
Il trascorrere del tempo non colloca quanto avvenuto tra gli eventi ormai esausti, consumati, da derubricare – ha aggiunto – Cos’è il terrorismo? L’orrore dell’attacco vile alla vita delle persone, aggressione violenta alle idee, intimidazione contro le libertà dei cittadini, violenza contro il diritto di professare la propria fede. Penso alla vita del piccolo Stefano Gaj Taché, ucciso, a due anni, alla Sinagoga di Roma. Ho voluto ricordarlo nel mio discorso di insediamento, sei anni fa, perché quel delitto suscita congiuntamente tanti motivi di orrore: disprezzo per la vita, antisemitismo, violenza contro la libertà religiosa. La Repubblica sa che sarebbe un errore pensare che si tratti di questioni ed esperienze relegate a un passato, più o meno remoto. Quei morti, quei feriti ci parlano di come difesa della libertà e della democrazia, affermazione dei diritti delle persone, siano un’impresa mai pienamente compiuta, sempre sottoposta a insidie da prevenire e contrastare. Custodiamo la memoria di tante vite spezzate e dobbiamo interrogarci con rigore su come sia stato possibile che accadesse”.
(LaPresse)