Milano, 26 mar. (LaPresse) – Sode per la colazione, dipinte a mano per abbellire le case e le tavole apparecchiate o consumate in ricette tradizionali o in prodotti artigianali e industriali saranno circa 400 milioni le uova “ruspanti” consumate durante la settimana Santa. E’ quanto stima la Coldiretti Piemonte, in occasione dell’inizio della settimana Santa che si conclude con la Pasqua, nel sottolineare che si tratta di un numero superiore di circa dieci volte a quelle di cioccolata.
In Piemonte si conferma il trend che vede le uova protagoniste di queste festività in arrivo, in particolare, nella settimana Santa ne verranno consumate circa 30 milioni per preparazioni di ogni tipo: dai dolci, agli antipasti come le tipiche uova ripiene fino ai lavoretti nelle scuole o presso le Agritate, imprenditrici agricole che offrono servizio di assistenza all’infanzia dai tre mesi ai tre anni, che in questi giorni stanno dipingendo con i bimbi le uova utilizzando materiali naturali e creativi.
Negli ultimi 30 anni i consumi nazionali di uova sono aumentati e nel solo 2017 si è verificata una crescita in valore del 4,8% negli acquisti, grazie all’offerta di una platea di 40 milioni di galline ovaiole presenti in 14.400 allevamenti italiani secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ismea.
“E’ il nord a fornire la maggior parte delle uova presenti sul mercato ed il Piemonte è la quarta regione per produzione con circa 100 aziende addette che con alta professionalità soddisfano il rapporto interno produzione/consumo – evidenziano Roberto Cabiale vicepresidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. La nostra regione conta 2,8 milioni di galline ovaiole per una produzione di 900 milioni di uova all’anno con le imprese che sono dotate di centro di imballaggio utile per far sì che possano rivolgersi direttamente alla grande distribuzione per la vendita, senza passaggi intermedi”.
“Le uova Made in Piemonte, oltretutto- sottolinea Coldiretti – godono di un sistema di etichettatura all’avanguardia: tramite la stampigliatura sul guscio, sono state tra i primi alimenti ad avere la tracciabilità grazie al sistema che consente di risalire, ad esempio, al tipo di allevamento (0 per biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nelle gabbie) e allo Stato in cui sono state deposte (es. IT). Un metodo che dà ulteriore garanzia ai consumatori che possono compiere scelte d’acquisto maggiormente consapevoli”.