NAPOLI – Il fumo bianco che si stagliava sui palazzi e rischiarava la notte. Non è un frame proveniente dalla striscia di Gaza, ma da Ponticelli dove la guerra delle bombe ha fatto registrare una nuova impennata. Per la terza volta in 72 ore. Un altro ordigno è esploso nella zona di via Guido Della Valle, all’angolo con via De Meis. Gli uomini dell’Ufficio prevenzione generale della polizia sono giunti sul posto ed hanno accertato che questo nuovo scoppio non ha generato danni o feriti.
Forse si è trattato di una bomba carta con un potenziale inferiore, ma cambia poco. Quello che conta è il messaggio. Si tratta del terzo attacco con le bombe dopo quello davanti a uno stabile in via Luigi Volpicella, dove è stata fatta saltare la Smart nella disponibilità di Francesco Clienti, in passato vicino all’organizzazione del Sarno e, secondo recenti informative, distaccato dagli schieramenti attualmente in lotta. Ci sono stati poi due scoppi in rapida successione in un parcheggio, che hanno portato al danneggiamento di otto autovetture.
L’ordigno o gli ordigni, sono stati lanciati da un cavalcavia. Per gli investigatori l’ultimo ordigno può essere inserito nel contesto di faida che vede, da una parte, il cartello De Luca Bossa-Minichini-Casella e, dall’altra, i De Martino-De Micco. Più difficile è l’attribuzione dell’eventuale ‘paternità’ dell’ordigno. La bomba carta, infatti, è esplosa a pochi passi da via De Meis, una zona ritenuta sotto il controllo dei Minichini-De Luca Bossa-Casella e considerata la roccaforte delle cosiddette ‘Pazzignane’. In un fazzoletto di territorio, infatti, ci sono molte famiglie malavitose.
Nelle informative poi cristallizzate in un provvedimento dell’Antimafia la mappa criminale e la dislocazione geografica dei gruppi in lotta appare nettamente. In via Luigi Franciosa e nelle strade limitrofe, in quella zona che viene indicata nello slang metropolitano come Aret’a Barra, è insediata la famiglia Casella, parte del gruppo Minichini-De Luca Bossa e federata con gli Aprea e i Cuccaro di Barra e con l’Alleanza di Secondigliano, composta dalle famiglie Licciardi, Contini e Mallardo e, storicamente, in conflitto con l’organizzazione dei Mazzarella.
Nel rione Fiat, ovvero nella zona di via Montale è insediata invece la famiglia rivale, quella dei De Martino, detti ‘XX’. E’ lì che c’è stato il doppio agguato che ha portato a un morto, Giulio Fiorentino, e un ferito. L’unica vittima, finora, di una faida a orologeria che dura dalla scorsa estate. Anche se le prime ruggini sono state registrate anni fa. Come il tentato omicidio di Giuseppe Casella, i cui dettagli vengono spiegati dal pentito Rocco Capasso nel 2017: “De Martino e altri due sono coinvolti nell’agguato. Ho saputo che sono entrati da dietro, dal parco De Simone e hanno visto tutti i Casella. Giuseppe Casella, Peppe Righetto ‘o Blob, Luigi Aulisio, Gianluca Cardicelli, che stavano su un ballatoio di fronte ai De Micco a circa 200 metri dall’abitazione dei Casella.
I Casella stavano parlando e sono stati colpiti dal basso. Uno dei proiettili ha centrato Giuseppe Casella al gluteo perché è rimbalzato sul passamano della ringhiera. Ho saputo questa cosa da Flavio che mi disse che Giuseppe Casella era staio fortunato, mi raccontò anche che all’esplosione dei colpi, tutti i Casella erano fuggiti e sembravano delle anguille e solo Giuseppe Casella era stato colpito. Questo è successo prima che Luigi De Micco uscisse dal carcere. Appena uscito De Micca fece esplodere fuochi d’artificio non solo nella nostra roccaforte ma anche vicino all’abitazione di Tarallo, in via Ulisse Prota Giurleo, al rione De Gasperi e al Conocal per affermare la propria presenza a Ponticelli”. Esattamente come accaduto dopo la scarcerazione del fratello Marco. Segnali che sono stati monitorati dagli investigatori e che si ripetono ciclicamente.