CASERTA – Il pizzo sui manifesti elettorali, lo scambio elettorale politico-mafioso e lo spaccio di droga: sono i temi al centro dell’inchiesta che a febbraio del 2019 ha portato all’arresto di 19 persone e a metterne sotto indagine (a piede libero) altri 10. Ieri il pm Luigi Landolfi, a conclusione della sua requisitoria, ha chiesto la condanna per gli undici imputati finiti a dibattimento dinanzi al tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Ha invocato 10 anni di reclusione a testa per Pasquale Corvino, ex vicesindaco di Caserta e già presidente della squadra di calcio Casertana, e per Pasquale Carbone, ex primo cittadino di San Marcellino.
I due rispondono di scambio elettorale politico-mafioso in concorso con Vincenzo Rea e Antimo Italiano (entrambi già condannati in primo grado con rito abbreviato). Rea avrebbe promesso a Corvino, candidato alla Regionali nella lista di Ncd, di procurargli i voti di persone vicine al clan Belforte. Il tutto per 3mila euro, più buoni pasto e buoni benzina. Italiano, avrebbe fatto la stessa promessa a Carbone, anche lui candidato nella lista di Ncd, in cambio di 7mila euro.
Pena più alta quella proposta dal pubblico ministero per Agostino Capone, germano di Giovanni, referente del gruppo Belforte su Caserta: rischia 24 anni di carcere. Dodici anni invocati per Mariagrazia Semonella, consorte di Capone e titolare della società Clean Service che, secondo gli inquirenti, si occupò delle affissioni dei manifesti per le Regionali. Il pm vuole condannare, inoltre, a 18 anni di carcere Antonio Zarrillo, 54enne di Capodrise. I tre sono accusati di pizzo e partecipazione al clan Belforte
Chiesti, inoltre, 8 anni per Roberto Novelli, 56enne di Caserta, 4 anni per Paolo Cinotti, 36enne, e 3 anni per Silvana D’Addio, 48enne, tutti casertani e accusati di spaccio di droga.
Due anni ciascuno la pena proposta per Pasquale Valerio Rivetti, 28enne maddalonese, Gianfranco Rondinone, 38enne, e Francesco Alberto Spaziante, 46enne, entrambi del capoluogo di provincia, accusati di ricettazione.
Ad assisterli gli avvocati Francesco Liguori, Nello Sgambato, Roberto Garofalo, Vittorio Caterino, Pasquale Davide De Marco, Michele Di Fraia.
Stando a quanto ricostruito dalla Dda, Agostino Capone, su indicazione del fratello Giovanni, che ha affrontato il processo con rito abbreviato, gestì l’affissione dei manifesti per le Regionali di 6 anni fa, imponendo, grazie al sostegno di complici, a vari candidati di incaricare la società Clean Service per tappezzare la città con i loro volti. Tra chi avrebbe subito quest’imposizione, ha affermato l’Antimafia, ci sono Luigi Bosco, fino al 2020 consigliere regionale, Lucrezia Cicia, ex consigliera comunale di Caserta, e Franco De Michele, attuale vicesindaco di Caserta. I primi due, assistiti dai legali Francesco Parente e Mauro Iodice, sono costituiti parte civile. Il processo riprenderà a giugno, dinanzi al collegio presieduto dal giudice Giovanni Caparco, per le arringhe degli avvocati.