Per non essere un “politico di professione”, occorre riconoscere che se la cava benissimo: la mossa di Gaetano Manfredi, quella rinuncia “per il momento” a scendere in campo come candidato a sindaco di Napoli per il “campo largo progressista”, scuote finalmente dal torpore i big di Pd e M5s e ha l’effetto esattamente opposto a quello di un ritiro: tutti, da Enrico Letta a Giuseppe Conte a Roberto Fico, si dilungano, dopo settimane di silenzio, nel dirsi perfettamente d’accordo con la richiesta dell’ex ministro di mettere mano a un provvedimento legislativo che eviti il dissesto del Comune. E così, alla fine di una giornata che definire convulsa è riduttivo, la sensazione che circola tra gli addetti ai lavori è che Manfredi sia tutt’altro che fuori dai giochi, anzi che sia ormai l’unico nome in campo. Una mossa ben architettata, quella di Manfredi, che fa uscire finalmente dal terreno di gioco le figure di terza e quarta fila di Pd e M5S, e costringe i leader a schierarsi. A schierarsi, badate bene, al suo fianco. Si sveglia dal sonno Enrico Letta, segretario nazionale dei Dem, che fa sapere di volere “che il Pd si faccia carico delle giuste preoccupazioni poste dall’ex ministro Manfredi per la candidatura a sindaco di Napoli”. Si espone Roberto Fico, presidente della Camera e considerato papabile per la candidatura a sindaco di Napoli: “Da Presidente della Camera”, argomenta Fico, “condivido totalmente l’appello accorato di Gaetano Manfredi, che ama come me la città di Napoli”. E si schiera pure Giuseppe Conte. “In questi giorni”, scrive Conte, “ho sentito più volte Gaetano Manfredi, al quale mi legano rapporti di stima e amicizia personale. Costituiremo un fronte ampio, che permetterà a persone di valore, come nel caso di Manfredi, di restituire a Napoli i doni ricevuti”. Più che un “no”, quello di Manfredi sembra un “ni”. Nelle prossime ore vedremo se l’ex ministro, naturalmente per il bene della città, accetterà di ripensarci. Tempo al tempo.
Comunali a Napoli, la mossa di Gaetano Manfredi: giallorossi nell’angolo
La palla ora passa nelle mani del Parlamento e di Draghi: subito una legge speciale