ROMA – La maledizione è finita. Dopo dodici secondi posti, il Giro rende onore e merito a Giacomo Nizzolo che rompe un tabù e a Verona conquista la sua prima vittoria in carriera nella corsa Rosa. Il destino sa a volte farsi perdonare e chissà, forse serviva per il campione italiano ed europeo tagliare il traguardo a braccia alzate nella citta di Romeo e Giulietta per esprimere amore eterno a questo Giro che lo ha fatto lungamente penare con piazzamenti nobili mai coronati dal successo. Nessuno probabilmente meritava la vittoria più del talento azzurro della Qhubeka Asso, abile e lesto nei 600 metri finali nel reagire ad Edoardo Affini che ha provato ad anticipare la volata con uno scatto da finisseur. Nizzolo ha risposto partendo lunghissimo a 300 metri dall’arrivo e con una volata imperiale ha vinto nettamente riuscendo anche a tenere alla larga lo slovacco Peter Sagan, terzo alle spalle di Affini. “Chissà che per vincere dovevo mettere nel mirino tanti secondi posti…”, ha scherzato al traguardo il 32enne milanese al termine della volata vincente. “L’obiettivo era fare lo sprint senza restare chiuso. Ho deciso di prendere vento invece di restare bloccato e ora sono felicissimo”, ha aggiunto spalancando un sorriso che sognava da tempo. La frazione, da Ravenna a Verona di 198chilometri, tutta pianeggiante, non ha regalato sussulti ed è stata sfruttata dalla carovana del Giro per riposare gambe e testa in via del tappone di domani che prevede la scalata dello Zoncolan.
La maglia rosa Egan Bernal ha sfruttato la giornata di relax per recuperare le energie, pronto per la battaglia. “Oggi è stata una tappa tranquilla finalmente. Il gruppo ha riposato un po’. C’è stata la volata ma noi siamo stati sempre a ruota, Vediamo per domani, sarà durissima. Lo Zoncolan? Il Giro ha sempre tracciati con salite lunghe e abbastanza dure. Da adesso in poi le tappe faranno la differenza. E domani ci sarà qualche bella battaglia”, ha dichiarato il colombiano della Ineos Grenadiers. Parole che sembrano essere una dichiarazione di guerra. Bernal è infatti già concentrato sull’arrivo di domani. Da qualsiasi versante lo si scali lo Zoncolan è durissimo soprattutto negli ultimi tre chilometri, dove si rischiano di perdere anche due o tre minuti. Gli ultimi 11 chilometri presentano una strada larga con tornanti e pendenze anche dell’8%. Addirittura nei tremila metri finali i ciclisti si troveranno davanti un muro, con salite anche del 27%. Serviranno cuore, coraggio e tenacia per arrivare fino in fondo senza pregiudicare quanto costruito. Perchè la classifica subirà un inevitabile scossone.
(LaPresse)