WASHINGTON– L’Usa attacca Xi Jinping e lo fa per bocca dell’ex consulente del governo americano David Asher che sta curando l’inchiesta sulle origini della pandemia. Secondo una ricerca effettuata in California, infatti, “la doppia sequenza CGG nel genoma del virus non può esistere in natura” per cui il virus non può essere che nato in laboratorio.
In un’intervista rilasciata ad Adrien Jaulmes, Asher torna ad ipotizzare dunque “un’origine accidentale della pandemia”. Ipotesi avvalorata anche dal presidente Usa Joe Biden che “ha chiesto un’indagine approfondita” in merito per capire se e come l’origine della catastrofe sia da collegarsi a fattori umani e non naturali.
L’accusa
La tesi abbracciata dall’ex consulente del governo degli Stati Uniti che da settembre 2020 a gennaio 2021, con l’amministrazione Trump, ha diretto l’inchiesta del Dipartimento di Stato Usa sulle origini del Covid 19 ,è quella “dell’origine accidentale della pandemia”. Inoltre il rapporto di un laboratorio del governo americano “giudica l’ipotesi di fuga del virus plausibile e ritiene che l’eventualità meriti ulteriori indagini”
Lo studio
Secondo lo studio degli scienziati Usa “la doppia sequenze CGG presente nel genoma del Covid, quella che lo rende particolarmente aggressivo, non è mai stata rinvenuta in nessun altro coronavirus. Viene invece normalmente utilizzata dagli scienziati per modificare artificialmente il genoma. Il risultato è che la proteina Spike del virus viene alterata rendendo più facile al virus stesso iniettare materiale genetico nelle cellule umane”. Una ipotesi che apre a nuovi scenari da parte dell’intelligence Usa: “Un incidente di laboratorio e un contatto umano con un animale infetto”.
Cina criptica
Ipotesi che prendono valore anche da un atteggiamento tutt’altro che chiaro da parte del Paese asiatico. Per Asher infatti “l’atteggiamento della Cina è stato problematico” fin dall’inizio. Ci si domanda perché la Cina si comporti in maniera così sospetta, se non ha nulla da nascondere. La fuga da un laboratorio non è certa al 100%, ma a questo punto è la sola ipotesi che abbia un senso e che sia coerente con le informazioni in nostro possesso”. Pare più che probabile la volontà delle autorità di Pechino di “controllare un incidente di laboratorio avvenuto a ottobre 2019, forse prima, e non ci siano riuscite. Poi, dal 22 o 23 gennaio, del caso si è fatto carico l’esercito popolare cinese”.
Gli specialisti
La persona scelta per coordinare le operazioni è stato il generale di divisione Chen Wei, specialista in armi biologiche. Il suo vice è il colonnello Cao Wuchun, massimo esperto di epidemiologia dell’esercito cinese, che era anche il principale consigliere dell’Istituto di virologia di Wuhan. Si tratta di una prova pesante del fatto che l’Istituto aveva legami con la ricerca militare cinese”. Inoltre Asher sottolinea come già al 2007 risalga l’interesse cinese per la guerra batteriologica definita “guerra del futuro”. E così dal 2010 sarebbero cominciate le relative “relazioni sulle ricerche nel campo della difesa biologica, condotte dall’Istituto di virologia di Wuhan. A partire dal 2016, più nulla”. La responsabilità è di “Xi Jinping e dei suoi accoliti. Credo sia necessario imporre sanzioni alla Cina e mettere in atto un controllo internazionale molto più severo sulla ricerca virologica”.