MILANO – La cabina che si avvicina alla stazione, ma poi si impenna e inizia a scivolare sul cavo sempre più veloce. Fino al salto nel vuoto e lo schianto sulla montagna. Sono le immagini diffuse in anteprima dal Tg3, e poi da molti siti di giornali italiani, che immortalano il momento dell’incidente della funivia del Mottarone del 23 maggio scorso, in cui sono morte quattordici persone. Il video, registrato dai carabinieri riprendendo un monitor, è agli atti dell’inchiesta. E riprende le immagini registrate da due telecamere di sorveglianza della stazione a monte della funivia.
Il video dell’incidente
Il filmato documenta quello che è avvenuto intorno alle 12. La cabina nella quale si trovavano 15 persone mentre stava per entrare nella stazione ha improvvisamente iniziato ad andare all’indietro, percorrendo circa 300 metri a una velocità stimata dai periti di 100 km/h, agganciata alla fune portante, per poi precipitare. L’impatto a terra non è visibile, nascosto da un rilievo, ma dalle immagini di una seconda telecamera si vede un addetto, dipendente della funivia, che attende l’arrivo della cabina. A pochi centimetri dall’arrivo, però, il cavo si spezza. L’uomo si volta e corre, mentre con la radiolina cerca di chiamare i soccorsi. Troppo tardi, nulla da fare per 14 delle 15 persone a bordo. A salvarsi è solo il piccolo Eitan, il bimbo sopravvissuto e che nelle immagini si riconosce distintamente, insieme al padre e a due donne.
La fuga di notizie
La procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi, non apprezza la fuga di notizie e condanna la divulgazione del video che era a disposizione di indagati e difensori per “prenderne visione ed estrarne copia”. Ma non per essere diffuso e pubblicato, spiega in una nota. “Portare a conoscenza degli indagati e dei loro difensori gli atti del procedimento a loro carico nelle fasi processuali in cui ciò è previsto, non significa, per ciò stesso, autorizzare ed avallare l’indiscriminata divulgazione del loro contenuto agli organi di informazione, soprattutto, come in questo caso, in cui si tratti di immagini dal fortissimo impatto emotivo. Oltretutto mai portate a conoscenza neppure dei familiari delle vittime, la cui sofferenza, come è di intuitiva comprensione, non può e non deve essere ulteriormente acuita da iniziative come questa”, conclude.
Le ipotesi
Nella giornata in cui viene diffuso il video, ci si continua a interrogare sulle cause della rottura del cavo. Anche per questo, probabilmente, nella sede della Leitner di Vipiteno, società responsabile della manutenzione, sono stati acquisiti tutti i documenti relativi all’impianto. A comunicarlo l’azienda stessa, spiegando che “sin dal primo giorno la nostra società ha dimostrato la più ampia disponibilità a collaborare con la magistratura nelle indagini, con la ferma consapevolezza di aver svolto ogni controllo e aver eseguito tutte le attività di manutenzione, come previsto dalle norme contrattuali e dalla legge”.
(LaPresse)