ROMA – “La sentenza del Tar ha aperto una voragine inarginabile. E costerà tempo, fatica e tanti soldi”. Lo dice Sigfrido Ranucci, voce di Report, in un’intervista a ‘La Stampa’. “Temo si sia perso il cuore del problema che questa sentenza ha generato – aggiunge – sono le motivazioni della sentenza stessa con cui si spingono a rendere ostensibili gli atti che sono inaccettabili”. Perché gli atti, sono fonti, giusto? “Certo – risponde – Se io ricevo una mail da un funzionario di un ente locale, questa mail ha un nome e un cognome. Chiedercene conto equivale a intimidazione”.
“Oltre a colpire il prezioso lavoro d’inchiesta svolto da Sigfrido Ranucci e dalla sua squadra, la sentenza con cui il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha ordinato a Report di dare accesso agli atti preparatori e alla raccolta di informazioni dell’inchiesta andata in onda il 26 ottobre 2020, all’avvocato della Lega Andrea Mascetti, mette seriamente a rischio la libertà di stampa. Si tratta di un precedente molto pericoloso perché l’attività giornalistica non dovrebbe mai essere equiparata agli obblighi delle pubbliche amministrazioni. Condividiamo la scelta della Rai di ricorrere al Consiglio di Stato. Il lavoro giornalistico va tutelato e questa pretesa di accesso agli atti ha un chiaro scopo strumentale ed intimidatorio”. Lo affermano in una nota le deputate e i deputati del MoVimento 5 Stelle in commissione Giustizia.
(LaPresse)