Migliaia al gay pride al sostegno del ddl Zan

Un fiume di persone, migliaia in piazza a Milano, Roma e in tante altre città per l'evento clou del mese del Pride, in concomitanza con il momento più delicato del dibattito sul Ddl Zan: tantissimi hanno voluto far sentire la loro voce a sostegno della legge contro l'omofobia

MILANO – Un fiume di persone, migliaia in piazza a Milano, Roma e in tante altre città per l’evento clou del mese del Pride, in concomitanza con il momento più delicato del dibattito sul Ddl Zan: tantissimi hanno voluto far sentire la loro voce a sostegno della legge contro l’omofobia. Nel capoluogo lombardo, all’Arco della Pace, è intervenuto il relatore, il deputato del Pd Alessandro Zan, e con lui anche il sindaco, Beppe Sala: “Ai miei dico: contiamoci, perché il tempo è scaduto”, ha incalzato . “Lanciamo da Milano – ha detto Zan – un messaggio di speranza. Siete qui con la voglia di rendere questo Paese più civile. La legge per cui stiamo lottando è una legge di civiltà, e quando sento che è scritta male o si può migliorare, ho l’impressione che molti parlino della legge senza averla letta”. Per Zan il testo “è un punto di equilibrio avanzato”: “mi rivolgo ai politici che dicono di aprire un dialogo, non possiamo mediare sulla vita delle persone, sulla carne viva delle persone. Qualsiasi parola tolta può avere ricadute pesantissime. Togliere ‘identità di genere’ toglierebbe la protezione ai transgender, quindi si discriminerebbe una parte dei cittadini. Non giocate sulle nostre vite”. Poi sul leader della Lega Matteo Salvini : “Ho sentito che ha mandato un messaggio a Enrico Letta dicendo troviamoci, parliamoci e in pochi minuti risolviamo la questione. Ma come possiamo sederci a un tavolo con chi dice che la legge di Orban va bene?”, ha concluso Zan.

Dopo l’intervento del Vaticano dei giorni scorsi, che ha chiesto al Governo italiano di rivedere la legge, si sono alzate tante voci in dissenso in tutto l’arco politico, mentre dal centrodestra l’invito è a tenere in considerazione le osservazioni che arrivano da oltre Tevere, dove si ritiene che alcune parti del ddl violino il Concordato. Zan dal palco di Milano ha detto di essere “contento che un presidente del Consiglio abbia ribadito che l’Italia è uno Stato laico. Le preoccupazioni sono legittime ma non possiamo accettare alcuna forma di ingerenza”. Mentre il segretario del Pd, Enrico Letta, ha insistito: “Finora dalla Lega sono arrivati solo gesti, atti e comportamenti non finalizzati al cambiamento del Ddl Zan, ma per affossarlo e cancellarlo. I numeri in Parlamento ci sono, andiamo in Parlamento e verifichiamo”. Sala ha chiuso invece al dialogo: “Se ci fosse spazio vero per il dialogo e la discussione, io discuterei, ma chi vuole temporeggiare lo vuole solo affossare”.

A Roma in piazza anche la senatrice Monica Cirinnà, responsabile Diritti del Pd: “Oggi torno in piazza, a Roma, per il Pride, e con il cuore ad Ancona, Faenza, L’Aquila, Martina Franca e Milano. Assieme a tantissime persone che, con i loro corpi, gridano una presenza che è fisica e politica al tempo stesso. E una sola parola: diritti, senza aggettivi. Perché i diritti sono la vita delle persone”. E dal Pd il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, è stato tranchant: il testo “va approvato così com’è”.

I distinguo sono arrivati da Italia Viva: “Noi pensiamo che il disegno di legge vada approvato ma il Parlamento è il luogo del dialogo e spero si trovino dei punti di convergenza tra parlamentari diversi”, ha spiegato la senatrice Annamaria Parente

E da Forza Italia, Maurizio Gasparri ha sottolineato: “Il confronto è doveroso e inevitabile. È doveroso perché il Parlamento ha due rami e il Senato ha tutto il diritto di dire la sua su una legge importante. È necessario perché l’articolo 1 sull’auto dichiarazione di appartenenza di genere è più importante di un articolo della Costituzione e non può essere varato senza un approfondito esame e senza riflettere sulle sue devastanti ricadute sulla società e sulla stessa antropologia umana. L’articolo 4 sui reati di opinione va approfondito alla luce dei dubbi espressi da tanti giuristi. L’articolo 7 poi deve essere necessariamente rivisto. Non si possono esporre i bambini di sei o sette anni a predicazioni di associazioni ammesse nelle scuole per un’opera di pura propaganda unilaterale”.

(LaPresse)

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