ROMA – Continua il muro contro muro all’interno della maggioranza sulla legge contro l’omofobia. Il tavolo dei capigruppo, convocato dal presidente della commissione Giustizia del Senato, relatore del testo, Andrea Ostellari, va avanti per oltre due ore tra distinguo, proposte di mediazione e animi che si scaldano. Alla fine si mette a verbale un accordo di massima per procedere sul ddl Zan come testo base. I partiti avranno tempo fino a venerdì per presentare le proprie proposte di modifica e spetterà proprio a Ostellari verificare se ci sarà “un’ipotesi di lavoro condivisa”. Il leghista si dice ottimista, ma in realtà, M5S, Pd e Leu restano scettici sulla possibilità di trovare un accordo. “Per noi rimane centrale il fatto di votare il calendario il 6 luglio e avere una data certa anche per i lavori della commissione. Per noi la data certa dell’approdo in aula è quella del 13 luglio”. Anche il M5S spinge per la calendarizzazione del testo rispedendo al mittente le accuse di che arrivano dal Carroccio: “Parlano di forzature. Io voglio ricordare che il M5S ha pronte le firme per la procedura d’urgenza dal 4 maggio. Stiamo aspettando per rispetto del Parlamento ma i patti sono che si vota il calendario il 6 e il 13 si va in aula”.
A proporre una mediazione è invece Italia viva. “In assenza di un accordo – insistono i renziani – si rischia il pantano parlamentare e di far saltare l’approvazione di una legge”. Le proposte di modifica portate da Iv al tavolo di maggioranza sarebbero ispirate alle osservazioni sugli articoli 1 e 4 espresse da Giovanni Maria Flick, Giovanni Fiandaca e Cesare Mirabelli. In particolare, le preoccupazioni espresse dai giuristi porterebbero alla sostituzione nell’art.1 della frase “sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere” con solo “sesso in tutte le sue manifestazioni” e l’ipotesi fa storcere il naso agli ex alleati del Governo Conte 2. L’articolo 7, poi, resterebbe quello del testo base rafforzando però il concetto dell’autonomia scolastica. E se il Carroccio e gli azzurri aprono, i dem restano scettici. “La Lega e Fi temo non facciano altro che provare a perdere ancora tempo, puntando a non approvare una legge contro l’omofobia. Anche dalla discussione di oggi sono del resto emerse distanze siderali – registra Franco Mirabelli – Chi continua a proporre inesistenti mediazioni come la Lega in realtà cerca di impantanare il testo”. Martedì, dopo il nuovo tavolo, l’aula del Senato dovrà votare il calendario e rendere ufficiale, a maggioranza, la data del 13 luglio indicata dalla conferenza dei capigruppo. “In ogni caso, se non dovesse trovarsi un’intesa, Italia Viva conferma che voterà per portare in aula la legge”, assicura Davide Faraone. Numeri alla mano, quindi, M5S, Pd, Iv e Leu dovrebbero avere i numeri per mettere in agenda il ddl Zan. A quel punto, assicurano dal Carroccio, “se non si sarà trovata una sintesi il braccio di ferro continuerà”.
(LaPresse)