NAPOLI – La differenza tra civismo e cinismo sta in una consonante, troppo poco per occultare l’evidenza: la campagna elettorale per le elezioni comunali in programma il prossimo autunno a Napoli è appena iniziata, ma ha già assunto toni francamente esilaranti. La moda dell’estate è definirsi civici: una vera e propria mania, che coinvolge tutti e quattro i candidati in campo, con effetti umoristici tutt’altro che trascurabili. Partiamo da Gaetano Manfredi, candidato di una coalizione che va dai profughi di Forza Italia alla sinistra radicale, passando attraverso Pd, M5s, Italia viva, Leu, Articolo Uno, Verdi e chi più ne ha più ne metta. Ama definirsi civico, Manfredi, il quale evidentemente non si è accorto del fatto che il suo nome è stato indicato da Enrico Letta (segretario Pd), Giuseppe Conte (ai bei tempi leader del M5s) e Roberto Speranza (leader di Leu). Conte e Speranza sono anche stati protagonisti della classica pizza con passeggiatina tra i vicoli, insieme a Manfredi. Nominato da tre leader di partito e con una coalizione zeppa di simboli di partito, l’ex ministro è pura espressione della partitocrazia, il che, intendiamoci bene, non è certo un disvalore: i partiti sono il fondamento della democrazia, quindi perché negare l’evidenza? Non si sa: quello che si sa è che il campione del finto civismo è sicuramente Catello Maresca. Passato dal “me ne fotto dei simboli” al “senza simboli sono fottuto” nel giro di una settimana, Maresca, dopo aver strombazzato in lungo e il largo il carattere addirittura “puramente civico” della sua coalizione, l’altro ieri ha avuto il sospirato via libera da tre noti esponenti civici, Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Senza partiti, probabilmente, manco sarebbe mai partito, Maresca, che non solo ha accettato i simboli di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia nella sua coalizione, ma ora vorrebbe inserire nei loghi una scritta con il suo nome, per diventando tripartito. Di civico, ormai, Maresca ha solo il numero della sede del suo comitato. E Bassolino? Don Antonio ha esclamato, in apertura del suo comizio: “Sono un politico, sono comunista sono del Pci!”, che probabilmente è la sigla del Partito Civico Italiano, poiché ha poi così commentato il sostegno di Carlo Calenda: “Rafforza il carattere politico e civico della mia candidatura a sindaco di Napoli”. Dobbiamo riconoscergli l’onestà intellettuale di definire la sua candidatura “politica e civica”, anche se, tra esperienza da sindaco, governatore e ministro e la lunghissima militanza tra Pci, Pds, Ds e Pd, è difficile trovare in giro un politico più politico di lui. Infine, Alessandra Clemente, che ieri ha attaccato Maresca sul civismo cinico: “Si può provare per settimane a fare equilibrismo politico”, ha detto la Clemente, “tentando di presentarsi come candidato civico e contemporaneamente corteggiare i partiti, ma alla fine i nodi vengono al pettine ed è quello che è accaduto a Catello Maresca”. Di civico ha ben poco pure la Clemente, che corre sotto le insegne di Dema, da lei definita una realtà civica, pur essendo non solo un partito a tutti gli effetti, ma pure un partito personale, in quanto battezzato con un esplicito riferimento a De Magistris, sindaco uscente nonché nume tutelare della candidata. Infine, un simpatico episodio ha visto protagonista Azzurri per Napoli, la lista civica (e figuriamoci) messa in piedi dall’ex capogruppo di Forza Italia, Stanislao Lanzotti, e dall’imprenditore Riccardo Monti. Fuoriusciti dal centrodestra, Lanzotti e Monti si sono schierati con Manfredi. I malumori montano tra gli stessi protagonisti della lista: pietra dello scandalo, il civismo cinico, o il cinismo civico, fate voi. Al centro di una rovente discussione nella chat di Azzurri per Napoli, la locandina della conferenza stampa di presentazione della lista, alla quale, per quanto si legge dal manifesto, parteciperanno per l’appunto Manfredi, Monti e Lanzotti. L’incontro è in programma mercoledì prossimo alle 11, in via Melisurgo, a Napoli. Cronache ha visionato alcuni messaggi nella chat, particolarmente critici su come è stata elaborata la locandina, e in sostanza anche sui nomi dei partecipanti. “Mi sembra che manchi la parte civica”, scrive uno dei partecipanti, “ne prendo atto”; “Non fate girare questa c… di locandina, è totalmente sbagliata”, interviene un altro interlocutore. Un clima sereno, di grande unità e compattezza, non c’è che dire: tra l’altro, il coordinatore cittadino di Forza Italia, Fulvio Martusciello, annuncia che sarà presente alla conferenza stampa insieme ad attivisti del partito, muniti di megafoni e fischietti, “per chiedere a Manfredi liste pulite e depurate da trasformisti”. Martusciello attacca Manfredi a testa bassa: “La campagna elettorale a Napoli non è ancora cominciata”, scrive l’europarlamentare azzurro, “e Gaetano Manfredi ha imbarcato ufficialmente un imputato per voto di scambio alle elezioni comunali di Napoli e un condannato in primo grado per bancarotta. Se è questa la classe dirigente che propone Manfredi”, aggiunge Martusciello, “Catello Maresca tutta la vita”. Tra tanti falsi civici, un cinico puro è una boccata d’aria fresca.
Comunali a Napoli, cade il bluff del civismo
Maresca col Carroccio, Manfredi accoglie chiunque e Fi gli chiede ‘liste pulite’. Bassolino nostalgico del Pci, Clemente col simbolo DeMa sulla schiena. Chat roventi tra i partiti