BRUXELLES – Mentre l’Italia si prepara a ricevere nel porto sicuro di Augusta i 572 migranti della Ocean Viking, la Commissione Ue rilancia l’appello. “Chiediamo a tutti gli Stati membri di collaborare nello spirito di solidarietà”, ha detto un portavoce dell’esecutivo Ue, spiegando che al momento non è stata ricevuta alcuna richiesta di ricollocamento da parte degli Stati membri ma che la Commissione si tiene pronta a coordinare le domande.
Impegni che, fino a quando non verrà riformato il sistema di gestione e accoglienza Ue, al momento rimangono su base volontaria.
Alle frontiere esterne qualcosa si è mosso nei giorni scorsi. In visita in Lituania, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, aveva parlato di un ulteriore sostegno anche economico, per fronteggiare i flussi migratori spinti dal regime di Lukashenko, e di un rafforzamento di Frontex, che sta già intensificando le sue attività in questi giorni. A Cipro, rispondendo a una domanda della stampa, aveva parlato della possibilità di nuovi fondi di supporto, oltre a citare il recente accordo con la Turchia che beneficerà di ulteriori 3 miliardi per sostenere Ankara nell’accoglienza dei rifugiati siriani sul territorio turco.
Sembra non fare progressi il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo proposto dalla Commissione Ue, alcuni ritengono sia su un binario morto. Di certo ci sono solo le conclusioni dell’ultimo Consiglio europeo del 24 e 25 giugno, con un impegno dei leader europei per una gestione delle frontiere esterne nell’ambito di una dimensione comune, l’avvio di piani d’azione per i Paesi prioritari di origine e transito, che la Commissione dovrà presentare entro l’autunno, e l’utilizzo di almeno il 10% della dotazione finanziaria dell’Ndici, lo strumento di vicinato, sviluppo e cooperazione internazionale.
Per riportare l’attenzione sull’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati, dopo la parentesi più cupa della pandemia, la Commissaria Ue agli affari interni, Ylva Johansson, ha organizzato un forum di alto livello per discutere di reinsediamenti. Gli strumenti che permettono di trasferire beneficiari di una forma di protezione umanitaria da un luogo di primo asilo in cui non ci sono possibilità di integrazione a un altro luogo più sicuro.
Sull’altra sponda dell’Atlantico intanto qualcosa si muove. “I rifugiati sono i benvenuti in America, stiamo sulla buona strada per espandere la nostra capacità di accoglienza, il nostro programma è di nuovo aperto”, ha detto il vice Segretario di Stato Usa, Brian McKeon. Per il Canada, uno dei Paesi che sta facendo di più nei reinsediamenti, c’era il ministro, Marco Mendicino, che ha ricordato il raddoppio dei rifugiati accolti, da 23.000 a 45.000.
Infine la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha ricordato come il fenomeno migratorio non possa essere legato solo all’immigrazione illegale e che l’Italia vive uno scenario di grande pressione. “Queste persone sono fragili e finiscono nelle mani di trafficanti senza scrupoli. Dal 1951, quando è stata firmata la Convenzione di Ginevra molti problemi sono sorti e finora non abbiamo ridotto le motivazioni sociali bensì abbiamo visto aumentare forme di discriminazione”, ha detto l’inquilina del Viminale.
Di fronte alla richiesta dell’Unhcr all’Ue di “reinsediare 36mila persone l’anno prossimo” la commissaria Johansson ha invitato gli Stati membri a prendere impegni su questo. “Questo significa prima di tutto trovare i soldi – ha detto la commissaria – Ora sto lavorando duramente per assicurarmi 300 milioni di euro. Basterà per trovare nuove case sicure per 30.000 persone. E invito gli Stati membri a fare il possibile per trovare fondi aggiuntivi”.
Ci sono più di 82 milioni di sfollati in tutto il mondo. Più dell’85 per cento di loro, è ospitata in Paesi in via di sviluppo, ricorda l’Alto commissario Onu per i Rifugiati (Unhcr), Filippo Grandi. Da questa prospettiva, a livello globale, forse i numeri europei dovrebbero far meno paura. E anche i 572 migranti della Ocean Viking destare meno preoccupazioni.
LaPresse