Giustizia, Letta apre a modifiche: ma no ritardi. Ipotesi diversificazione tempi in base a reati

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Enrico Letta

ROMA – Migliorare la riforma del processo penale, senza intaccarne l’impianto voluto dalla ministra Marta Cartabia. Enrico Letta interviene sul ddl all’esame della commissione Giustizia della Camera e – alla vigilia dell’incontro tra il premier Mario Draghi e il leader in pectore del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte – apre a quelle modifiche che potrebbero far ritrovare la compattezza alla maggioranza di governo. Ma non senza paletti: “Credo che i tempi stretti chiesti dal governo, e che io condivido, siano compatibili con qualche piccolo aggiustamento – puntualizza – in prima o anche in seconda lettura. A patto di non stravolgerne l’impianto”.

Insomma il Partito democratico resta il primo sostenitore del testo e non ha alcuna intenzione – come filtra da fonti Dem – di ostacolarne l’approvazione, scongiurando così il rischio di rimandare tutto alle Calende greche. “Non c’è alcun dubbio che la riforma sia giusta e necessaria: dopo molti anni si va finalmente nella direzione di superare lo scontro politico tra giustizialismo e finto garantismo che ha tenuto in ostaggio il Paese troppo a lungo – spiega il capo del Nazareno dalle pagine del Corriere della Sera – Ma proprio perché è di importanza strategica, penso che il Parlamento abbia il diritto, direi il dovere, di contribuire a migliorarla”. Migliorie che, secondo Letta, devono essere affidate allo stesso Guardasigilli a cui spetta “il volante, la guida di questo confronto nelle Camere”.

Parole che vogliono pacificare le tensioni attorno alla riforma e che indirizzano verso una mediazione “sostenibile”, proprio in vista dell’incontro di domani a palazzo Chigi. Il testo del ddl è all’esame della commissione e ad ora sembra impossibile che possa andare in aula venerdì 23 luglio. Il calendario dei lavori parlamentari di questa settimana, infatti, dovrà vedersela con il dl Semplificazione: appare ragionevole, dunque, che per una questione tecnica il ddl firmato dalla Cartabia slitti lunedì 26 luglio.

Sul testo potrebbero pesare, poi, circa 700 emendamenti, alcuni dei quali su temi delicati. La commissione guidata da Mario Perantoni (M5S), avrebbe quindi solo mercoledì per esaminarlo e licenziarlo per l’aula con mandato al relatore. Senza contare che tecnicamente il disegno di legge deve avere i pareri vincolanti delle Commissioni Bilancio e Affari costituzionali. Tecnicismi a parte, quanto filtra dal lavoro di ‘cucina’ che si sta svolgendo dietro le quinte in queste ore, una soluzione potrebbe essere quella di diversificare i tempi della prescrizione a seconda della gravità dei reati – non si parla di mafia e terrorismo – scongiurando così il rischio che i procedimenti, dopo il primo grado di giudizio, vista la tempistica della riforma, vadano in fumo.

Un compromesso che, senza intaccare l’impianto della norma, potrebbe convogliare anche i voti dei Cinque Stelle, tenendo presente che – spiegano fonti della maggioranza – Draghi non ha nessuna intenzione di non tenere conto delle rimostranze della forza politica che ha la maggioranza relativa in Parlamento e che l’obiettivo resta quello che ha guidato l’approvazione anche in consiglio dei ministri: approvare la riforma senza tensioni e con il più largo consenso possibile. Su questa linea il Pd presenterà gli emendamenti tra lunedì e martedì, certamente non all’insaputa del ministro della Giustizia, e a Cartabia chiederà un’aggiunta di riflessione. Si tratta di una “riforma epocale – fanno notare i Dem – non può essere licenziata in 24 ore”.

Una linea che tuttavia non piace ad Enrico Costa (Azione) che anche oggi è tornato all’attacco: “Il Pd ha resistito ben una settimana a difesa della riforma Cartabia. Oggi Letta già prefigura ‘miglioramenti’ (leggasi accoglimento richieste di M5S). Anziché difendere il testo Cartabia o sostenere il ritorno alla Orlando (incredibilmente disconosciuta) continuano a dialogare con i giustizialisti M5S, mettendo a serio rischio l’approvazione della riforma”.

E attacca: “Il Pd chiede alla Ministra Cartabia di mediare sulla giustizia? Pazzesco, dopo avere votato in Cdm, scaricano il problema sulla Guardasigilli, dimenticando che il testo attuale è già una mediazione. Solo per inseguire M5S”. Anche da Italia viva le critiche non mancano: “La penso come Letta, la riforma Cartabia è ottima ma può ancora essere migliorata in Parlamento. Naturalmente spero anche lui intenda in direzione contraria da quanto auspicato da Conte (M5S). C’è ancora qualche piccolo residuo giustizialista da limare”, scrive sui social Davide Faraone.

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