TOKIO – Possono cinque medaglie conquistate essere considerate un fallimento? Sì, se si parla della scherma italiana. La tradizionale ‘stella polare’ della spedizione azzurra alle Olimpiadi questa volta tradisce le attese. I podi sono uno in più rispetto a Rio ma manca l’oro (3 argenti e 2 bronzi) e, soprattutto, la sensazione è quella di aver gettato al vento tante, troppe, occasioni.
L’ultima delusione, forse la più cocente, quella della squadra di fioretto a squadre maschile. Il vicecampione olimpico Daniele Garozzo e i suoi compagni Alessio Foconi e Giorgio Avola (chiamato a sostituire l’infortunato Andrea Cassarà) erano chiamati a una prestazione d’orgoglio. L’obiettivo era l’oro che potesse in qualche modo salvare la spedizione ma è finita nel peggiore dei modi con una sciagurata eliminazione dal Giappone nei quarti di finale.
Nella terra del Sol Levante gli schermidori italiani hanno capito che non basta avere il tricolore sulla divisa per essere considerati automaticamente i favoriti. Il mondo è cambiato, il livello si è alzato e ora sono in tanti a poter dire la loro. Considerazioni che andranno fatte a mente fredda al rientro. Al momento infatti è necessario analizzare l’amaro presente. “La scherma male, decisamente male”, dice lapidario il presidente del Coni, Giovanni Malagò. “Oggi era l’ultimo giorno per avere una speranza di fare qualcosa di importante e invece non siamo neanche in zona medaglie. E’ una cosa che ci amareggia tanto, questo sicuramente comporterà riflessioni in merito”.
Un esame di coscienza che il movimento porterà avanti dall’interno. “Da domani le gerarchie olimpiche si azzerano si riparte tutti anziani e giovani e tutti potranno mettersi in luce”, annuncia Paolo Azzi, presidente federale dallo scorso febbraio. “Il bilancio non può essere soddisfacente. Quella della squadra di fioretto maschile è un’eliminazione che brucia. E’ mancato l’oro, sono mancate medaglie in specialità dove è lecito attenderle”, dichiara ancora. Una sana autocritica senza però dimenticare le “zone di luce” che ci sono state. “Cinque medaglie sono un bottino importante. Non vediamo l’ora che riparta l’attività internazionale per dare spazio a quei giovani che sono subito dietro le squadre nazionali- argomenta – il movimento è vivo”.
Ma le crepe ci sono e sono evidenti. A tenere banco in questi giorni sono state infatti le ‘sassate’ lanciate dalla campionessa olimpica Elisa Di Francisca, ora fuori dal mondo della scherma. La risposta piccata è del Ct del fioretto Andrea Cipressa. “Sono pronto al confronto e a un mea culpa se necessario ma non accetto voltafaccia ‘disgustosi’ da chi, fino a poco tempo fa, mi osannava con messaggi di stima, apprezzamento e affetto”, il suo sfogo sui social. Il riferimento è “all’ex fiorettista jesina che, dall’alto del suo ruolo di ‘opinionista’ sputa veleno nel piatto in cui ha mangiato sminuendo pure il valore di atlete che, se pure non quello sperato, hanno ottenuto un risultato olimpico degno di rispetto”. Stracci che volano e che sono sintomatici dell’atmosfera che si respira nell’ambiente. E’ proprio il caso di azzerare tutto.
(LaPresse)