VILLA LITERNO – Truffa, esercizio abusivo di intermediazione assicurativa, auto-riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, uso di marchi e segni contraffatti: sono i reati di cui si sarebbe resa protagonista un’associazione a delinquere attiva in provincia di Caserta dal 2012 fino allo scorso 14 luglio, quando scattarono gli arresti. A far parte della presunta gang, secondo la Procura di S. Maria Capua Vetere, sono 33 indagati ai quali il pm Daniela Pannone nelle scorse ore ha notificato l’avviso della conclusione delle indagini preliminare. Gli elementi per supportare la tesi dell’accusa che bisognava raccogliere sono stati raccolti. Ed ora il magistrato valuterà se avanzare o meno la richiesta di rinvio a giudizio per loro.
A rischia il processo sono i fratelli Federico e Dionigi Catena, di 37 e 31enne, entrambi di Villa Literno, ritenuti i capi dell’ipotizzata organizzazione. Sarebbero stati loro due ad ideare il complesso meccanismo di contraffazione e commercializzazione, attraverso il web, di polizze assicurative ‘tarocche’ temporanee (giornaliere, in alcuni casi anche semestrali e annuali) sfruttando due call center, uno con base a Villa Literno e l’altro a Giugliano in Campania.
Con loro potrebbero finire davanti al giudice anche Salvatore Piccerillo, 42enne di Macerata Campania, gestore di uno dei due centri, Antonio Di Dona, 33enne, Yakoub e Ayoub Mouzhir, di 22 e 24 anni, tutti liternesi, Francesco Pacia, 40enne di San Marcellino, Antonio Verone, 23enne, Giuseppe Catena, 41enne, Giuseppe Caterino, 25enne, Vittorio e Andrea Alfiero, di 39 e 38 anni, ritenuti uomini di fiducia dei Catena e tutti residenti a Villa Literno. Avviso di conclusione delle indagini recapitato pure ai liternesi Nicola Di Tella, 50enne di Casapesenna, Marco Catena, 27enne, Michele De Rosa, 23enne, Virginia Ranieri, 26enne, ad Anna Angelino Mangiapelo, 29enne di Sant’Antimo, Davide Della Corte, 43enne di Villa Literno, Dario Santoro, 51enne di Santa Maria Capua Vetere, centralinisti dei call center usati per commettere le presunte truffe. Potrebbero dover affrontare il processo pure Filomena Di Marino, 41enne di Giugliano in Campania, Giacomo Paolella, 28enne di Falciano del Massico, Pietro Ponicelli, 33enne di Trentola Ducenta, Mario Corvino, 60enne di Casal di Principe, Raffaele Lucariello, 37enne di Teverola, Alberto Cataneo, 31enne di Capua, Massimo Palmacci, 47enne di Torino, Vincenza Castellari, 48enne di Capodrise, e Marcello Benetenuto Paolella, 42enne di Falciano del Massico, che avrebbero fornito all’organizzazione, dietro compenso in denaro, numerose carte PostePay intestate a loro stessi o ad altri soggetti che individuavano come prestanome.
Nel collegio difensivo gli avvocati Enrico Tardy, Domenico Della Gatta, Nello Sgambato, Pasquale Diana, Giacomo Cassandro, Renato Jappelli, Enrico Iascone Maglieri, Antonio Massimo Grillo, Felice Belluomo, Marco Ucciero, Luca Viggiano, Agostino D’Alterio, Michele Di Fraia, Giuseppe De Rosa e Tommaso Beneduce.
L’indagine che rischia di dare il via al processo per i 33 indagati, condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, l’anno scorso sfociò in 10 misure cautelari (2 in carcere e 8 ai domiciliari), quattro obblighi di firma e due di dimora e in un sequestro preventivo di beni che andava oltre i 30 milioni di euro (misure in parte rimodulate e in parte annullate successivamente dal Riesame). Il lavoro dei militari dell’Arma fece emergere come la presunta organizzazione criminale, gestita dai Catena, attraverso due call center e una decina di siti-web riusciva a piazzare polizze fasulle, ma perfettamente riprodotte e spedite in formato pdf, riportanti marchi e griglie delle principali aziende di assicurazione.