Afghanistan, Cospe: “Dai nostri ex collaboratori arrivano richieste di aiuto”

Cospe è impegnata a comprendere come far evacuare persone in pericolo di vita che hanno lavorato con la ong "sostenendo le richieste di visti o cercando di capire quali altre possibilità si apriranno

I talebani in Afghanistan (AP Photo/Rahmat Gul)

FIRENZE – “Stiamo cercando di rispondere alle tante richieste di aiuto che ci arrivano dai nostri ex collaboratori e collaboratrici, particolarmente a rischio nella situazione attuale”. Lo riferisce in una nota, a proposito di quanto sta avvenendo in Afghanistan, l’ong Cospe, con sede a Firenze.

Cospe è impegnata a comprendere come far evacuare persone in pericolo di vita che hanno lavorato con la ong “sostenendo le richieste di visti o cercando di capire quali altre possibilità si apriranno”.

Cospe ha lavorato dal 2008 al 2019 in Afghanistan, sostenendo associazioni locali con progetti sui diritti delle donne e il sostegno e la messa in sicurezza di difensori e difensore dei diritti umani “impegnandosi a fianco di tanti afghani e di tante afghane che hanno lavorato per un cambiamento in senso democratico del loro paese e creduto che si potesse davvero realizzare”.

“Sono tutte persone – sottolinea la ong nella nota – che già allora erano sotto attacco dei talebani e che ora sono estremamente esposte, a rischio di violenza e persecuzioni. In questo momento è praticamente impossibile garantire dei visti di uscita dal paese per dei programmi di relocation per richiedenti asilo. Quello che chiediamo con forza oggi alla comunità internazionale e al Ministero degli Esteri italiani è l’apertura di corridoi umanitari che permettano un’ uscita in sicurezza prima di tutto di donne, bambini, bambine, attivisti e attiviste”.

(LaPresse)

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