Afghanistan, Draghi sente Macron e Putin. Conte: “Dialogo con talebani”. Di Maio: “Giudicare i fatti”

Foto John Thys, Pool via AP in foto il premier Mario Draghi

ROMA – L’Italia è attiva con i partner internazionali per preparare il terreno in vista di un G20 ad hoc sull’Afghanistan. Il premier, Mario Draghi, infatti, sente sia Emmanuel Macron che Vladimir Putin: al centro, inevitabilmente, la crisi a Kabul, che la comunità internazionale deve affrontare con una compattezza reale.

Impresa che, storicamente, poche volte è riuscita in pieno. Con il presidente francese il capo del governo italiano analizza le diverse implicazioni della crisi afgana, comprese la gestione del fenomeno migratorio e la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali nel Paese. Inoltre, con l’inquilino dell’Eliso parla degli indirizzi che potranno orientare l’azione della Comunità internazionale nei contesti come G7 e G20, a favore della stabilità dell’Afghanistan.

E’ con Putin, però, il contatto che apre la strada alla svolta. Draghi sin dal primo momento ha auspicato il coinvolgimento di tutti i player principali, così nella telefonata con il presidente della federazione russa discute, in maniera articolata, della crisi e delle sue implicazioni regionali.

Nel colloquio, il premier italiano e il capo del Cremlino discutono anche di temi prioritari come la ricostruzione di una stabilità per l’Afghanistan, ma soprattutto il contrasto al terrorismo e ai traffici illeciti, oltre alla difesa dei diritti delle donne. Temi che ricorrono anche alla ministeriale del G7, dove Luigi Di Maio spiega che l’Italia “in qualità di Presidente del G20 e Paese in stretto coordinamento con il G7, ha in programma di convocare una riunione ad hoc a livello di leader per promuovere una discussione approfondita” su quanto sta accadendo. E il format “ci consentirà di coordinare la nostra posizione con altri importanti partner: Russia, Cina e Turchia”.

Il responsabile della Farnesina, poi, rimarca la necessità di fare “fronte comune contro il terrorismo”, che resta “interesse condiviso che possiamo perseguire solo in stretta collaborazione con i principali attori regionali”. Ma allo stesso tempo non devono esserci “battute d’arresto” sulla tutela dei diritti degli afgani, soprattutto quelli delle donne.

Per Di Maio, inoltre, “la prima tra le priorità è la protezione dei civili”. Per questo “manteniamo una presenza diplomatica in aeroporto per facilitare le operazioni di evacuazione”, visto che il piano del nostro Paese è “trasferire in Italia circa 2.500 afgani che hanno collaborato negli anni con le nostre istituzioni”. Domani il ministro degli Esteri sarà impegnato alle 11 in audizione davanti al Copasir, poi alle 14 parteciperà alla riunione straordinaria dei ministri degli Esteri della Nato.

Intanto, il dibattito politico in Italia è animato dalle parole del neo presidente del M5S, Giuseppe Conte, che mercoledì sera a Ravello, ha sottolineato che “adesso abbiamo solo le armi della diplomazia, del sostegno economico e finanziario e dobbiamo coltivare un serrato dialogo col nuovo regime, che appare, quantomeno a parole, da alcuni segnali che vanno tutti compresi, su un atteggiamento abbastanza distensivo”.

Un’uscita che induce anche Di Maio, al cospetto degli altri ministri degli Esteri del G7, a chiarire: “I talebani dobbiamo giudicarli dalle loro azioni, non dalle loro parole”. Le parole del leader pentastellato, però, scatenano la reazione indignata, in particolare di Italia viva: “Dire che bisogna dialogare coi Talebani per le loro ‘dichiarazioni distensive’ significa capire poco di politica estera. E non capire nulla dei Talebani. Meno male che a Chigi c’è Draghi e non Conte”, twitta Maria Elena Boschi.

Picchia duro anche Vittorio Sgarbi, definendo “vergognose” le dichiarazioni di ‘credito’ di Conte: “Non c’è che dire, da avvocato del popolo ad avvocato dei talebani è un attimo”. Anche il Pd non si accoda al suo principale alleato, prima con la capogruppo in commissione Esteri alla Camera, Lia Quartapelle: “L’Italia non dialoga con i terroristi ne con chi compie crimini contro l’umanità”.

Poi con il segretario, Enrico Letta: “Un dialogo con i Talebani? A me sembra molto difficile”. In serata è lo stesso ex premier a intervenire con un post su Facebook: “Adesso è prioritario che l’Europa e l’intera comunità internazionale si facciano promotrici di corridoi umanitari” e “al contempo è assolutamente necessario che tutta la comunità internazionale esprima una compatta pressione (ho inteso questo, quando nell’ambito di un più articolato ragionamento politico, ho parlato di ‘serrato dialogo’) sui talebani”.

Conte rintuzza le accuse: “Di fronte al disastro umanitario che è in corso, è vergognoso che in Italia ci sia chi gioca a strumentalizzare fatti e dichiarazioni per biechi fini di polemica politica”. Il dito è chiaramente puntato verso Iv, anche senza citarla: “La polemica proviene dagli esponenti di quella stessa forza politica che ha inneggiato al ‘rinascimento arabo'”. E sempre restano in casa Cinquestelle, torna a far sentire il proprio pensiero il garante, Beppe Grillo, che dal suo blog rilancia l’ex ambasciatore, Torquato Cardilli: “La fuga disonorevole da Kabul resterà una macchia indelebile nei libri di storia”.(LaPresse)

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