TORINO – E’ uno dei settori più colpiti dalla pandemia e, nonostante questo, in larga parte ha rispettato tutte le misure anti Covid imposte. Ma ora il mondo dello spettacolo, della musica in primis, non ci sta più e chiede giustizia. Una prima azione è già prevista per domani, quando a San Siro si riuniranno tutti i produttori di musica live e le associazioni di categoria del settore per presentare le proposte rivolte al Governo “per uscire dal grave stallo in cui versa tutto il settore della Musica Live in Italia da ormai quasi due anni”. Poi, l’attesa del 30 settembre, per capire se le richieste saranno state recepite.
I dati, d’altronde, parlano da soli. Secondo la Siae, nel solo 2020, gli eventi si sono ridotti del 70%, gli ingressi quasi del 73% e la spesa al botteghino di oltre il 77%. Situazione analoga per il teatro, ma chi versa in condizioni ancora peggiori è il mondo della musica, con un crollo tra l’80 e il 90%. Le cifre del 2021 non sono ancora disponibili, ci sarà qualche anticipazione ad ottobre, ma difficilmente dipingeranno una situazione più rosea. Tanto che il direttore generale della Siae, Gaetano Blandini, nei mesi passati ha parlato di “un vero e proprio bollettino di guerra”. La stima economica della Fondazione Centro Studi Doc parla di una perdita dell’intero settore pari a 13 miliardi. Concerti annullati, rimandati, rimessi in piedi ma con capienze così esigue da poter a malapena ripagarne i costi.
Ora si attende la fine del mese per capire come il Governo voglia procedere sulle capienze, in base alle indicazioni del Cts. Il ministro Franceschini da qualche settimana spinge sull’acceleratore, arrivando a chiedere al Comitato tecnico scientifico “di valutare la possibilità di superare le misure di distanziamento interpersonale e gli attuali limiti di capienza, mantenendo l’obbligo di ‘green pass’ e di indossare la mascherina per la durata degli spettacoli” in luoghi che considera “sicuri”. Ma ai lavoratori del mondo dello spettacolo ancora non basta. Dopo avere atteso per mesi in (quasi) silenzio, ora reagiscono e si ribellano. E se Fedez, seguito da decine di colleghi, tira in ballo le piazze gremite per gli appuntamenti della campagna elettorale e critica il ‘due pesi, due misure’, Cosmo lancia una proposta-provocazione. Dopo essere stato costretto a rimandare i suoi live previsti a Bologna a inizio ottobre, all’aperto e con green pass ma senza distanziamento, nonostante i suoi ripetuti appelli a politici a livello locale e nazionale, ora rilancia da Instagram: “Se il 30 settembre dal governo non arrivassero notizie positive su aumento capienze, annullamento del distanziamento e pubblico in piedi ai concerti dovremo uscire da questi cazzo di social e prenderci le strade. Lo scandalo ormai è sotto gli occhi di tutti. Ci siamo rotti il cazzo di fare da capri espiatori”.
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