ROMA – Una pillola antivirale promette di dimezzare ricoveri e morti per Covid: un potenziale, enorme, passo in avanti nella lotta alla pandemia. L’annuncio è dell’americana Merck & Co, che chiederà presto all’Fda l’autorizzazione all’uso del suo farmaco sperimentale molnupiravir.
Stando ai dati preliminari, i pazienti che hanno utilizzato il molnupiravir entro cinque giorni dalla comparsa dei sintomi hanno visto ridursi del 50% il tasso di ospedalizzazione e morte, rispetto a quelli che hanno ricevuto un placebo. Lo studio ha seguito 775 persone adulte con sintomi da medi a moderati, considerate ad alto rischio di malattia grave a causa di problemi di salute come obesità, diabete o malattie cardiache. Tra i pazienti che hanno assunto il molnupiravir, il 7,3% è stato ricoverato o è morto entro 30 giorni, rispetto al 14,1% di coloro che hanno assunto il placebo.
“I risultati sembrano promettenti”, commenta in Italia il Direttore Generale della Prevenzione del Ministero della Salute, Gianni Rezza, “E’ chiaro che c’è bisogno anche di farmaci antivirali. Abbiamo i vaccini, gli anticorpi monoclonali, mancano ancora i farmaci antivirali e – aggiunge – ci sono diversi farmaci allo studio in fase 3”.
Nel nostro Paese la curva decresce, lentamente ma costantemente. L’Rt è stabile a 0,8 (quindi sotto la soglia epidemica dell’1) e l’incidenza scende a 37. I casi Covid nelle ultime 24 ore si attestano a 3.405 contro i 3.804 di ieri. Il totale da inizio pandemia sale a 4.675.758.
Diminuisce anche il tasso di occupazione in terapia intensiva, al 4,6%, così come il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale, al 5,5%. Il rischio è basso per tutte le Regioni, a eccezione del Lazio, classificato come ‘moderato’. “L’Italia si conferma con una curva tra le più contenute in termini di incidenza”, conferma il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. Un dato, rivendica, che “rende ragione del mix fatto da un forte investimento per la campagna vaccinale e allo stesso tempo dall’adozione di misure di precauzione per contrastare, anche con i comportamenti, la circolazione del virus”. Il Covid insomma circola sempre meno ed è in calo in tutte le fasce d’età. L’età media dell’ingresso in terapia intensiva è di 65 anni, quella dei decessi di 80 anni.
Avanza progressivamente anche la vaccinazione dai 50 anni in su, che sta raggiungendo l’85% “e anche più”, scandisce Brusaferro. E l’efficacia vaccinale “continua a mostrarsi molto solida per quanto riguarda le ospedalizzazioni, i ricoveri in terapia intensiva e i decessi”.
di Maria Elena Ribezzo