MILANO – “Non c’è più nessuno che dà le dimissioni in Italia, vorrà dire che se la situazione non cambia le dimissioni le darò io, me ne torno a Verona da dove sono venuto nel febbraio 2015”. Così il presidente dell’Autorità portuale di Trieste, Zeno D’Agostino, a ‘Il Corriere della Sera’. “Non mi sento più legittimato – spiega -. Ma che vuol dire sciopero a oltranza? Io non li capisco i miei portuali: adesso si sono fatti paladini dei diritti di tutto il mondo! Rifiutano pure i tamponi gratis. Io a Ciccio Puzzer (il leader del sindacato di base Clpt, ndr) voglio bene, però ecco, se oggi mi dovesse chiamare alla vigilia di questo sciopero cercherei di spiegargli. Almeno si tolga l’oltranza.
Per D’Agostino è in gioco il futuro del porto: “Turchi e danesi, venuti a vedere la Barcolana, mi hanno già detto che si cercheranno altri porti, se quello di Trieste resta chiuso. I traghetti turchi domani resteranno in rada ma per quanto tempo? Le linee container ci mettono un attimo ad andarsene a Capodistria o a Fiume”. Dopo “i fatti violenti di sabato e l’assalto al palazzo della Cgil, le posizioni a Roma si sono irrigidite. Magari si poteva ancora tentare di far capire al governo che il green pass alla gente dei porti che lavora perlopiù all’aria aperta non serve. Però, se posso, vorrei dire ancora una cosa ai portuali”, continua D’Agostino che aggiunge: “Loro che parlano tanto di diritti, non pensano che domani proprio la libertà verrà messa in discussione? Perché tanti lavoratori con i blocchi ai cancelli non potranno lavorare, pur volendolo”.
Il presidente auspica “che in queste ore succeda qualcosa. Generazioni di portuali mi fermano per strada e mi dicono: lo sa che adesso al porto ci lavora mio figlio? Ecco, vorrei che si capisse questo: in gioco non c’è solo il green pass, ma il futuro di tanta gente”.
(LaPresse)