Ha tentato di eludere il controllo. Sapeva benissimo che se lo avessero perquisito sarebbero stati guai. E infatti è andata così. gli agenti del commissariato San Giovanni–Barra e i Falchi della Squadra Mobile hanno stretto la manette ai polsi di Umberto Galiero, nome di spicco della criminalità organizzata, profilo che fa rima con clan Mazzarella. Il 43enne (compirà 44 anni il prossimo 17 novembre) è stato intercettato in via delle Ninfe, strada che sfocia in via Botteghelle (quartier generale della cosca) dove San Giovanni a Teduccio incontra San Giorgio a Cremano, comune in cui è residente. I poliziotti hanno notato Galiero che, alla loro vista, ha tentato di allontanarsi per eludere il controllo. Gli agenti lo hanno raggiunto e bloccato trovandolo in possesso di una pistola revolver Smith & Wesson calibro 357 Magnum caricata con sei cartucce e 1480 euro di cui non ha saputo giustificare la provenienza. Il 43enne è stato arrestato per porto abusivo di arma clandestina e ricettazione. Galiero è cugino di Roberto Mazzarella. A inizio aprile 2009 Galiero fu arrestato dopo due anni di latitanza dai carabinieri del Ros, che lo sorpreso a Poggioreale all’interno dell’appartamento del padre, in compagnia della convivente, dei genitori, del fratello e della cognata. Su di lui pendevano un provvedimento cautelare e una sentenza di condanna a dodici anni di reclusione per associazione camorristica, concorso in omicidio, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione e altri gravi delitti. L’ascesa di Galiero è stata favorita dal suo legame di parentela con il boss Roberto, figlio di Salvatore, a capo dell’omonima cosca. Galiero è stato più volte indicato da collaboratori di giustizia quale elemento di vertice della consorteria criminale. Un mostro a tre teste, un’organizzazione tentacolare, potente e ramificata. E’ così che il pentito Salvatore Esposito descrive il clan Mazzarella. Secondo il collaboratore sarebbe “suddiviso in tre grossi gruppi: uno operante al rione Luzzatti che era capeggiato da Vincenzo Mazzarella (oggi da Michele Mazzarella e Salvatore Barile, figlio e nipote del boss defunto), un altro attivo nella zona di piazza Mercato e Porta Nolana capeggiato dagli eredi di Gennaro Mazzarella, ovvero dai suoi figli; e un altro gruppo che opera a San Giovanni a Teduccio capeggiato da Franco Mazzarella, figlio di Salvatore. Attualmente colui che comanda a San Giovanni a Teduccio è proprio Franco Mazzarella. Con questo intendo dire che, mentre il fratello Roberto Mazzarella è colui che ‘scende in azione’, Franco è colui che gestisce gli affari e le strategie economiche. […] Il gruppo dei Mazzarella di San Giovanni è attivo in tutti i settori illeciti ovvero: droga, usura, estorsioni, omicidi e armi”. Una descrizione che traccia un profilo dettagliato dell’organizzazione e che ritaglia il ruolo di Franco Mazzarella, mai condannato in passato per associazione, ma descritto dalla stessa Antimafia, come il ‘Boss dei boss’. Un altro pentito, Cristiano Piezzo, aveva già riferito sulla struttura dei Mazzarella, cartello indicato come composto da numerosi gruppi criminali, ognuno dei quali godeva di ampia autonomia sebbene sottoposti ai boss del rione Luzzatti. Piezzo parlò di 4 ‘paranze’. La prima era quella che aveva la sua base operativa all’interno del cosiddetto ‘Connolo’, zona del rione Sant’Alfonso. La seconda era quella guidata da Salvatore D’Amico ‘o pirata. Il terzo gruppo era quello guidato da Salvatore Fido detto ’O chiò, fedelissimo dei Mazzarella. Infine, concluse il collaboratore, c’era il sodalizio di Salvatore Donadeo detto ‘o puzzolente’, attivo, come i D’Amico, nella zona di San Giovanni a Teduccio e anche lui impegnato nello scontro con il clan Rinaldi. Un vero e proprio esercito che, gradualmente, ha permesso all’organizzazione criminale di estendere la sua influenza ben oltre i confini della periferia orientale. La cosca, grazie anche ai suoi alleati, infatti, si è ‘allargata’ anche su alcuni comuni del vesuviano. In primis a San Giorgio a Cremano, poi a Portici, San Sebastiano al Vesuvio e nei quartieri di Barra e Ponticelli. Nati come gruppo malavitoso dedito al contrabbando di sigarette, i Mazzarella cominciarono ad imporsi sulla scena criminale a partire dagli anni ’50 quando dopo il boom di sviluppo la periferia est sprofondò nel degrado e i Mazzarella organizzarono tutte le ‘paranze’ da Santa Lucia a Posillipo da Bagnoli a Pozzuoli. Cominciarono i fratelli Zaza, zii dei Mazzarella. Michele detto ’o pazzo divenne contrabbandiere a livello internazionale: comprò navi e depositi sui porti dove era possibile smerciare sigarette per l’assenza dei monopoli. Il fratello Antonio curava i suoi interessi nel Napoletano. Tra San Giovanni e Napoli cominciarono così a farsi spazio i Mazzarella. Le prime flotte di scafisti erano del clan di Michele Zaza. Con il passare degli anni la gestione dell’impero passò ai nipoti di Michele Zaza, i Mazzarella, abili, coraggiosi, uomini di rispetto. Era la prima generazione del contrabbando di sigarette, quella del dopoguerra. Ora siamo alla ‘terza generazione’ e le cose sono cambiate. Il clan si adeguò ai tempi e dal contrabbando passò ad occuparsi dei traffici di droga, quindi delle estorsioni, altro ‘classico’ della camorra. Crebbero gli interessi e lo spessore criminale e le famiglie di San Giovanni a Teduccio e Barra, che per anni avevano vissuto fianco a fianco, a terra e sul mare, le emozioni e le paure per sbarcare sempre più ‘bionde’, cominciarono a litigare. Nacquero gli scontri, i conflitti di interessi. Scissioni e fratture partirono nuovi clan che si fecero largo nella periferia est di Napoli. E con l’espandersi delle mire criminali i conflitti si estesero anche ai clan di altre zone cittadine. I clan della camorra furono in lotta, fra di loro e contro lo Stato. Sono passati anni, lo scacchiere della camorra nel frattempo ha cambiato assetto più di una volta, i boss hanno cambiato volto, ma quelli di San Giovanni a Teduccio hanno sempre lo stesso nome, Mazzarella.
In giro con una pistola negli slip: in manette ras dei Mazzarella
Il 43enne trovato in possesso di una pistola e sei cartucce nel quartiere di San Giovanni a Teduccio