ROMA – Ogni spiffero finisce per trasformarsi in una potenziale tempesta in casa M5S. Che diventa addirittura tornado se il tema è il Quirinale. I rumors sulla linea che potrebbero scegliere i vertici pentastellati agitano le acque, perché a una parte (consistente) delle truppe proprio non va giù l’ipotesi che prevede l’avvicendamento tra Mario Draghi e l’attuale ministro dell’Economia, Daniele Franco, a Palazzo Chigi, con il premier diretto al Colle più alto di Roma. Uno scenario che ai piani nobili del Movimento circola, anche se solo ufficiosamente. La linea per ora è quella dell’attesa, con il refrain più gettonato tra le forze politiche: se ne riparla all’inizio del prossimo anno, prima c’è la legge di Bilancio da portare a casa.
Una mezza verità, perché le voci circolano. E rischiano di accentuare le spaccature interne in un ambiente che compatto non è. “Ma chi lo vota Draghi per il Quirinale?”, ragiona un deputato della ‘vecchia guardia’. Che continua: “Se Conte ci chiedesse di mandare il premier al Colle rischierebbe fortissimamente di trovarsi brutte sorprese, nel segreto dell’urna”. Una riflessione esattamente speculare a quella che nelle pause dei lavori fa un altro collega, che appartiene però al blocco di quelli al ‘primo mandato’. “Senza nessuna garanzia che la legislatura non si interromperà la vedo difficile che i nostri possano mandare Draghi al Quirinale. Peraltro, il nodo resta quello dei 4 anni, 6 mesi e un giorno, tempo necessario per maturare pensione e non gettare al vento i contributi”.
Non c’è solo un mero calcolo dietro queste parole, perché dubbi e malumori hanno anche una natura politica. Non solo perché il prossimo Parlamento avrà meno posti per effetto del ‘tagliapoltrone’, voluto fortissimamente voluto proprio dal M5S, ma anche per i riflessi che il nuovo corso avrà sul futuro del Movimento stesso. I portavoce vogliono ripristinare il confronto, come spiega il post pubblicato di buon mattino su Instagram dal deputato e presidente della commissione Agricoltura della Camera, Filippo Gallinella: “Totoquirinale? Anche su questo serve discussione interna”.
Poche ore dopo è l’ex ministra della Salute, Giulia Grillo, a intervenire sullo stesso argomento, allargando la riflessione: “Il presidente della Repubblica è una figura che deve rimanere al di sopra delle beghe dei partiti, avere una forte caratura morale, una profonda conoscenza della Costituzione, delle istituzioni e non ultimo un grande amore per l’Italia e gli italiani – scrive sui suoi canali social -. In passato, quando ci trovammo come forza politica di fronte alla necessità di trovare delle figure che potessero rispondere a questi requisiti, usammo il metodo della democrazia diretta e usammo uno strumento che ci consentisse di attuarla”.
Grillo va anche oltre, ammettendo: “Non ho ancora ben capito questo nuovo corso del Movimento che direzione voglia prendere. Probabilmente sono io a non aver sufficienti informazioni”. Però, sottolinea, “mi auguro che sulla partecipazione e il coinvolgimento degli iscritti non si facciano passi indietro. Anzi”. Sul Colle c’è anche un’altra visione, tradotta in parole da Luigi Di Maio: “Qualcuno sta lavorando anche per creare una crisi politica”, oltre al fatto che “bisognerebbe fermare questo gioco a bruciarci i migliori”. Ma il ministro degli Esteri non si fa illusioni: “Quello che abbiamo visto sul ddl Zan credo sia l’antipasto di quello che succederà nei prossimi giorni”. E sul punto punge anche Matteo Renzi e il centrodestra: “Presto vedremo una nuova coalizione: Renzi, Meloni, Salvini e Berlusconi”. La partita è iniziata.
(LaPresse)