MONDRAGONE – Il dispositivo della sentenza di secondo grado sarà letto a dicembre. Dovrà trascorrere un altro mese per conoscere il destino giudiziario di tredici imputati coinvolti nell’inchiesta della Dda sullo smercio di droga sul Litorale. Ma l’udienza di ieri, in attesa del verdetto, ha rappresentato una tappa importante per avere un anticipo su cosa ne sarà degli accusati. Francesco Tiberio La Torre, figlio del capoclan Augusto e protagonista della presunta rete di pusher smascherata dai carabinieri, ha confessato. Ha ammesso di essere stato parte attiva della compagine che ha commerciato narcotici nel 2015. E concluso l’intervento, il suo legale, l’avvocato Riccardo Ferone, ha chiesto alla Corte di concedergli i domiciliari. In primo grado il figlio del boss aveva incassato 10 anni e 4 mesi.
A processo anche Vincenzo (nella foto in basso) e Salvatore De Crescenzo (nella foto in alto), padre e figlio che con La Torre avrebbero guidato l’associazione a delinquere specializzata nel vendere stupefacenti. A giudizio pure Costantino Cardillo, Nevilla Lika, Francesco Balestrieri, Alessio Cipriani, Michele Degli Schiavi, Loka Frederik e Luigi Meandro, tutti di Mondragone. Per loro il primo grado si era concluso con pene che oscillavano dai 7 anni e 8 mesi ai 13 anni e 4mesi.
Stanno affrontando l’Appello, inoltre, Angelo Pagliuca e Maurizio Montano, condannati a 2 anni e 8 mesi ciascuno per riciclaggio. Nel collegio difensivo gli avvocati Ferone, Gabriele Roberto Cerbo, Franco Liguori, Alfonso Quarto, Gianluca Bencivenga, Angelo Raucci, Maria Gianna Ponticiello, Luigi Mordacchini, Ignazio Maiorano, Luca Pagliaro, Luigi Iannettone, Michele Basile, Luigi Ferro, Vincenzo Russo ed Enrico Capone.
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