ROMA – Nonostante il pressing dei partiti la legge di bilancio non tornerà in Consiglio dei ministri. Mario Draghi lavora da giorni alla rifinitura del testo, sotto il fuoco incrociato delle rivendicazioni che arrivano dalle diverse forze politiche della maggioranza. Reddito di cittadinanza e tetto Isee per il Superbonus alle villette unifamiliari i punti più controversi, ma non solo. Il premier convoca di buon mattino a palazzo Chigi il ministro del Lavoro Andrea Orlando, il titolare delle Politiche agricole Stefano Patuanelli e quello della Funzione pubblica Renato Brunetta.
Daniele Franco è impegnato all’Ecofin, a Bruxelles, ma al tavolo partecipano anche i tecnici del Mef e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli. Il braccio di ferro sul Rdc è tra chi – come il centrodestra – chiede margini più stringenti per il decalage e la perdita dell’assegno e chi – vedi il M5S – combatte per mantenere una platea più ampia. Alla fine l’impianto resta di fatto quello previsto dal testo approvato in Cdm, con una riduzione dopo il rifiuto della prima proposta di lavoro “congrua” da parte di chi riceve l’assegno.
Cambiano, invece, i requisiti minimi per andare in pensione per le donne. Salta, infatti, l’innalzamento dei parametri di ‘opzione donna’ e si dovrebbe tornare ai 58 anni (59 per le lavoratrici autonome) invece dei 60 (61 per le lavoratrici autonome) prima previsti nella legge di bilancio. Non solo. Prima di arrivare in Parlamento dovrebbero essere rivisti i parametri massimali per il bonus affitto previsto per gli under 31 e implementato i fondi ai comuni per gli asili nido.
Dovrebbe poi essere ripristinato il meccanismo dello sconto in fattura o cessione del credito per gli incentivi edilizi. Rimandato al Parlamento, invece, lo ‘scontro’ sul Superbonus, con i Cinque stelle chiedono a gran voce di eliminare il tetto Isee di 25mila euro previsto per poter usufruire del superbonus al 110% per le villette unifamiliari. E c’è poi l’indennità accessori per medici e personale sanitario di Pronto soccorso voluta da Roberto Speranza per chi combatte in prima linea contro il Covid. Non un semplice ‘tagliando’, quindi. Tanto che, per i partiti, ce n’è abbastanza per ipotizzare un nuovo passaggio del testo in Consiglio dei ministri.
“Credo sia necessario”, è il refrain che arriva dai ministeri in mattinata, tanto che si fa concreta l’ipotesi di un nuovo check nel Consiglio dei ministri che potrebbe svolgersi nei prossimi giorni. In ballo ci sarebbe anche un provvedimento ad hoc per cercare di mettere in campo un sistema di controlli in grado di contrastare le truffe che riguardano i bonus edilizi.
Per le forze politiche vorrebbe dire avere un ‘secondo tempo’ da giocare per tentare di riaprire la partita e portare a casa i risultati sperati sui propri provvedimenti bandiera. Draghi, però, tiene il punto. Così, a metà pomeriggio, fonti di palazzo Chigi precisano senza mezzi termini “il disegno di legge di Bilancio è stato approvato formalmente dal Consiglio dei Ministri nella riunione di giovedì 28 ottobre. Per questo motivo non si rende necessario alcun nuovo passaggio o esame in Cdm”.
Il testo, viene assicurato, arriverà “già domani o al massimo giovedì” in Senato. I parlamentari, intanto, cominciano a storcere il naso. Nel corso della riunione della conferenza dei Capigruppo della Camera, è Italia Viva a chiedere che la legge di Bilancio arrivi in Parlamento “al più presto”. “Se vogliamo garantire una doppia lettura che preveda un esame vero del testo non si può procrastinare ancora – sottolinea Maria Elena Boschi – era previsto l’arrivo del testo già dal 20 ottobre, sono passati 20 giorni dalla data prevista dalla legge, chiediamo quindi al governo tempi certi per l’esame”.
Intanto le forze politiche, che avranno a disposizione un fondo da 500 milioni per incidere con misure proprie, preparano gli emendamenti. Matteo Salvini, che domani presenterà le proposte della Lega, chiede “l’aumento delle pensioni di invalidità, andando a tagliare i furbetti del reddito di cittadinanza, e l’aumento della flat tax per partite Iva, autonomi e piccoli imprenditori fino a 100mila euro di fatturato”.(LaPresse)