ROMA – Di nuovo 10mila positivi al Covid. Il dato non si registrava in Italia dallo scorso maggio. La curva del contagio continua a salire, e davanti alla quarta ondata i governatori e la politica sono al lavoro per studiare le contromisure per contenere la pandemia. Per domattina il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha convocato la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome che, tra le altre cose, discuterà proprio dell’emergenza Covid-19; nel pomeriggio poi andrà in scena la Conferenza Stato-Regioni convocata dal ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini.
Davanti all’incremento dei positivi, i governatori stanno ragionando – per quelle regioni che si troverebbero a cambiare colore – a una formula che non penalizzi i no vax (a cui sarebbero garantiti i servizi essenziali), ma che invece premi chi già si è vaccinato. Insomma, come sottolineato da Fedriga a ‘Porta a Porta’, una linea “che non ha nulla a che fare con il modello austriaco. La mia è una proposta per aprire, non per chiudere”.
“Non possiamo ridurci come lo scorso anno. Ora abbiamo un’arma in più, il vaccino”, sottolinea a ‘Porta a Porta’ entrando poi nel dettaglio della proposta al governo: “Allo stato attuale qualche Regione tra cui la mia nei prossimi giorni andrà in zona gialla e ritorneremo a una capienza limitata per i teatri, per gli stadi, per i palazzetti, solo in 4 seduti al tavolo del ristorante. Poi c’è l’arancione, che prevede la chiusura di queste attività e questo non possiamo più permettercelo.
La proposta che ho avanzato, disponibile a discuterne, nasce perché non possiamo più permetterci di ammazzare queste categorie economiche. I risultati dei vaccini sono molto buoni e questo significa che abbiamo una drastica riduzione delle ospedalizzazioni grazie al vaccino”. Ecco quindi che, l’obiettivo finale, è andare incontro a chi ha scelto la strada del vaccino: “Valutiamo di far superare queste restrizioni, che ci sarebbero per tutti, per chi si è sottoposto al ciclo completo”.
D’accordo con Fedriga il ministro della Pa, Renato Brunetta, che sottolinea: “Essere più drastici ancora, per aprire non per chiudere, se no finisce nel lockdown. Il danno e la beffa”. A scartare poi la strada imboccata dall’Austria è anche il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, secondo cui bisogna accompagnare le misure “in modo congruo e proporzionale” rispetto a quello che sta avvenendo con l’andamento del contagio. “Per fare un parallelo – spiega – l’indice che oggi caratterizza l’Austria vedrebbe in Italia 70-80mila contagi. Noi per fortuna siamo ancora molto lontani da questi numeri quindi delle misure così restrittive in ragione di numeri che non sono comparabili a quelli dell’Austria sarebbe una esagerazione in questo momento”.
Eppure, ammette, la possibile riduzione della durata del green pass “è una delle questione su cui si sta discutendo” e, allo stesso tempo, si profila un allungamento dello stato di emergenza: “Mi pare ci sono tutte le ragioni, temo, perché rimanga. Penso sia difficile sostenere che la pandemia è finita”. I numeri sono lì a certificare il contrario.
E così il segretario del Pd, Enrico letta, ribadisce che “tutto ciò che va nella direzione di aumentare il rigore e consentire a chi ha il vaccino, il green pass e il super green pass di avere libertà e lasciare aperte le attività per noi va fatto. Io sono su questa linea, la più rigorosa. Se non si fa così tra qualche settimana torniamo in lockdown”. Contraria alle limitazioni per i no vox invece la presidente di Fdi, Giorgia Meloni: “Non sono d’accordo perché banalmente anche questo non risolverà il problema”.