TORINO – Il primo incrocio del ‘Comandante’ contro il suo passato, punti pesanti nella lotta per il quarto posto, la necessità per entrambe di trovare una continuità di prestazioni e risultati che finora è mancata. Il big match dell’Olimpico tra Lazio e Juventus alla ripresa della Serie A dopo la sosta per le nazionali potrebbe ridefinire le gerarchie del campionato. Le squadre di Allegri e Sarri – che per la prima volta si ritroveranno uno contro l’altro dai tempi del duello per lo scudetto tra Juve e Napoli – hanno diversi punti di contatto: entrambe hanno appena iniziato un nuovo ciclo, hanno offerto prestazioni altalenanti (anche se i biancocelesti con 3 punti in più guardano la Vecchia Signora dall’alto verso il basso) tra grandi vittorie e tonfi inaspettati e, rischiano, di fare a meno di due titolarissimi. Sia Ciro Immobile che Paulo Dybala proveranno a recuperare in tempo ma sono a concreto rischio forfait, anche in virtù dei numerosi impegni in programma da qui a Natale.
“Sarà una partita difficile, importante, è la ripresa dopo la sosta quindi bisognerà cercare di riabituarsi subito a giocare, anche perché fino a dicembre abbiamo tante partite di grande importanza – ha sottolineato il tecnico bianconero nella conferenza stampa della vigilia – Se è un momento decisivo? Non bisogna pensare o parlare, non serve a nulla, bisogna solo fare. Siamo a quattro punti dal quarto posto, siamo indietro. Le chiacchiere non servono a nulla, servono solo i fatti, con i risultati”. La formazione, con i giocatori di rientro dalla nazionale, è un rebus, quasi come l’impiego della Joya. “La voglia di esserci da parte di Paulo c’è, dall’altra vediamo. Ieri non ha fatto nulla, oggi proverà a fare allenamento dopo una settimana – ha spiegato Allegri – Abbiamo tante partite, il polpaccio, anche se non c’è niente a livello strumentale, può essere pericoloso”. A sensazione, davanti toccherà alla coppia Chiesa-Morata, con McKennie e Locatelli a formare la cerniera di centrocampo. L’allenatore livornese è poi tornato sull’ormai celebre etichetta di ‘inallenabile’ con cui ai tempi Sarri definì la rosa che aveva a disposizione. “Maurizio qui a Torino ha vinto l’ultimo scudetto, ha fatto un buon lavoro, è un ottimo allenatore, lo dimostrano i risultati che ha fatto dove è andato – ha ricordato – Dovete domandarlo a lui, non l’ha detto io. Per me le squadre sono tutte allenabili, poi a seconda dei giocatori che hai, li devi allenare in un modo o in un altro”.
“Sono virgolettati che mettono i giornalisti come un ‘sentito dire’. In realtà non c’è una dichiarazione in cui ho detto questo – ha spiegato a tal proposito il diretto interessato – Mi rimane un campionato vinto, per uno come me che ha fatto sette promozioni cominciando dalle categorie più basse è qualcosa di importante, che chiude un cerchio di vent’anni fatti di sacrifici”. Per Sarri il primo incrocio con la Vecchia Signora, che lo ha scaricato forse troppo frettolosamente, non può essere una partita come le altre. “Io sono arrivato lì in un momento particolare, venivano da otto campionati vinti, era quasi inevitabile che lo scudetto fosse scontato – ha poi aggiunto il tecnico biancoceleste – In realtà quello è stato un campionato difficilissimo, con un lockdown e una squadra che stava arrivando alla fine di un ciclo. Non era un campionato così scontato da vincere, infatti a me ha dato soddisfazione al di là di quanto è stato festeggiato dagli altri”. Adesso Sarri vuole fare le fortune della Lazio ma rischia di dover fare a meno del proprio bomber principe Immobile. “L’edema è completamente risolto, c’è ancora un piccolo segno sul polpaccio che potrebbe lasciar pensare a qualche tipo di rischio – ha rivelato – Domattina è prevista una ulteriore tac per vedere la situazione”. Anche Pedro, possibile alternativa come falso nove, non è al meglio. Ma l’Aquila vuole spiccare il volo e dimostrare di poter ambire a un posto al sole della Champions.
Di Alberto Zanello