ROMA – Giulio Regeni si poteva salvare, ma è morto e la responsabilità è dell’Egitto. Dell’unità National Security sei servizi in particolare, ma anche delle istituzioni e della magistratura, che ha fatto ostuzionismo, è stata ostile e dannosa per i lavori della giustizia italiana. Sono le conclusioni, durissime, della commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte del ricercatore friulano.
Dopo tre anni di lavoro, la commissione presieduta da Erasmo Palazzotto vota all’unanimità la relazione finale.
“La responsabilità del sequestro, della tortura e dell’uccisione di Giulio Regeni grava direttamente sugli apparati di sicurezza della Repubblica araba d’Egitto, e in particolare su ufficiali della National Security Agency (NSA)”, scrivono i parlamentari, aggiungendo che “c’è stato tutto il tempo per intervenire e per salvare la vita a Giulio. La responsabilità di questa inerzia grava tutta sulla leadership egiziana”.
Se nei primi due anni, alcuni risultati sono stati “faticosamente e parzialmente” raggiunti, osserva la commissione, anche in virtù dell'”intransigenza” mantenuta dall’Italia, negli anni successivi non sono venute dal Cairo altro che “parole a livello politico, mentre la magistratura si è chiusa a riccio in un arroccamento non solo ostruzionistico, ma apertamente ostile e lesivo sia del lavoro svolto dagli inquirenti italiani che dell’immagine del giovane ricercatore, verso cui lo stesso presidente Al-Sisi aveva usato un tono ben diverso”.
La commissione valuta politicamente incomprensibile l'”incoerenza” del Cairo, tra gli “eccellenti rapporti bilaterali esistenti all’epoca”, essendo stata l’Italia tra i Paesi europei il partner che più si era esposto a sostegno del neo-presidente Al-Sisi, e “l’assoluta mancanza di collaborazione” sul caso Regeni da parte delle autorità cairote, come se fosse “soltanto lontanamente immaginabile che un cittadino occidentale possa sparire per così tanti giorni senza lasciare alcuna traccia identificabile da parte di un regime che, nella migliore delle ipotesi, controlla serratamente la vita quotidiana in tutto il paese ed ancor più nella capitale, per di più nei giorni vicini all’anniversario di Piazza Tahrir”. La parte italiana, ricordano i parlamentari, aveva provveduto immediatamente a investirne ad alto livello gli interlocutori egiziani, per cui “in nessun modo il caso avrebbe potuto essere stato da loro considerato di scarsa importanza”.
“I responsabili dell’assassinio di Giulio Regeni sono al Cairo, all’interno degli apparati di sicurezza e probabilmente anche all’interno delle istituzioni”, punta il dito la commissione.
L’appello all’Italia è che richiami l’Egitto alle sue responsabilità, “che sono molto evidenti e pregnanti” e che rivendichi in sede europea “una posizione più assertiva, anche facendo leva sulle dichiarazioni molto esplicite votate dal Parlamento europeo a sostegno della causa della verità e della giustizia per Giulio Regeni”.
di Maria Elena Ribezzo