Papa: “Vescovo di Parigi sacrificato per ipocrisia. Sul Natale un’Ue anacronistica”

Michel Aupetit è stato 'incastrato' dal chicchiericcio.

(AP Photo/Alessandra Tarantino)

VOLO PAPALE – Michel Aupetit è stato ‘incastrato’ dal chicchiericcio. E’ la spiegazione di Papa Francesco al mistero delle dimissioni dell’arcivescovo di Parigi, finito al centro di uno scandalo mediatico per una presunta relazione con la sua segretaria, nel 2012. Dopo le rivelazioni del settimanale Le Point, la diocesi di Parigi ha riconosciuto che l’alto prelato ebbe all’epoca un “comportamento ambiguo” con una donna.

Nella conferenza stampa sul volo da Atene a Roma, il Pontefice si rivela scettico sui rumor, ma confessa di non aver avuto altra scelta che accettare le dimissioni sul tavolo “non sull’altare della verità ma sull’altare dell’ipocrisia”, dice lapidario. E invita i giornalisti a “indagare” meglio: “Ha avuto una mancanza contro il VI Comandamento, non totale”. Parla di “piccole carezze” e di “massaggi” alla segretaria: “Questa è l’accusa, questo è il ricatto. Ma non è dei peccati più gravi, perché i peccati della carne non sono i più gravi. I peccati più gravi sono la superbia e l’odio”.

Nei 35 minuti di conferenza, Papa Francesco tocca anche il tema delle polemiche nate intorno alle linee guida sul linguaggio inclusivo della Commissione europea, poi ritirate, in cui si chiedeva di astenersi dal parlare apertamente del Natale per utilizzare espressioni più generiche come “festività” o “vacanze invernali”. Un “anacronismo” da “laicità annacquata”, per Bergoglio: “E’ acqua distillata – commenta -. Questo mi fa pensare a una cosa, credo che sia necessaria. L’Ue deve prendere in mano gli ideali dei padri fondatori, stare attenta alle colonizzazioni ideologiche. Deve rispettare ogni paese per come è strutturato dentro e la varietà non deve uniformare”.

A proposito di colonizzazioni ideologiche, Francesco torna sulla crisi delle democrazie. Tema sviscerato anche durante il viaggio a Cipro e in Grecia. I pericoli, per il Papa argentino, sono due e sono diametralmente opposti: i “populismi” e gli “imperi sovranazionali”.

Pensa a un grande populismo del secolo scorso, il nazismo, “che è riuscito ad annientare la vita democratica con la morte, a diventare una dittatura cruenta”. Mette in guardia i governi dal non scivolare su questa strada, che nulla ha a che vedere con i popolarismi, “l’espressione dei popoli”. Dall’altra parte, avverte, si indebolisce la democrazia quando “si sacrificano i valori nazionali e si annacquano in un ‘impero’, una specie di governo sovranazionale”. Non bisogna, quindi, “né cadere nei populismi, né annacquare le proprie identità in un governo sovranazionale”.

Sul rapporto con i cristiani ortodossi, il vescovo di Roma rivela che a breve ci sarà un incontro con il patriarca di Mosca Kirill, lasciando intendere che sarà lui, impegnato in un viaggio, a passare da Roma per una visita in Vaticano. La notizia viene poi in serata confermata dal metropolita Hilarion, ‘ministro degli Esteri’ del Patriarcato di Mosca, anche se non si conoscono il luogo e la data. Però Papa Francesco assicura: “Io sono disposto ad andare a Mosca. Per dialogare con un fratello non ci sono protocolli. Un fratello è un fratello”.

Dell’inviata Maria Elena Ribezzo

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