BRUXELLES – L’Unione europea è diventata sempre più bersaglio di ricatti e Bruxelles prova a difendersi con nuovi strumenti. Contro le intimidazioni o coercizioni provenienti da paesi terzi la via maestra rimane il dialogo, è la linea della Commissione europea, ma nello scenario delle sfide geopolitiche non si può rimanere con le armi spuntate: l’esecutivo Ue allora, di fronte a gravi violazioni o minacce, vorrebbe ricorrere a misure più efficaci introducendo uno “Strumento anti-coercizione”. Come quella di mettere dazi e limitare le importazioni dal paese in questione, o imporre restrizioni su servizi o investimenti o misure per limitare l’accesso del paese al mercato interno dell’Ue.
“E’ soprattutto uno strumento deterrente – ha spiegato il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis -. Solo se il dialogo non porterà a una soluzione ricorreremo alle contromisure, che saranno mirate, equilibrate e proporzionate e all’intero del quadro del diritto internazionale. Possono essere fermate o mendate in qualsiasi momento”. La proposta della Commissione fa seguito alle richieste del Parlamento europeo e di alcuni Stati membri ed è stata maturata dopo un’ampia consultazione di portatori di interesse.
“Con questa proposta inviamo un messaggio chiaro che l’Ue resterà ferma nel difendere i propri interessi”, ha rimarcato il commissario. Si vuole insomma evitare di rimanere disarmati di fronte a situazioni come quella in cui un presidente americano come Donald Trump decide di mettere dazi sui prodotti europei, o in cui la Cina esclude dal suo sistema doganale la Lituania per aver aperto una delegazione di Taiwan e magari proteggersi da future ritorsioni sulle forniture di gas dalla Russia.
Esempi, gli ultimi due, citati dal commissario, che tuttavia ha sottolineato: non si tratta di un mezzo contro un paese ma di uno strumento orizzontale. “Ci possono essere molti esempi” in cui il nuovo strumento potrebbe essere applicato se fosse in vigore – ha spiegato Dombrovskis -. “Oggi la Cina limita gli scambi con la Lituania, tenendo conto di alcune decisioni prese dalla Lituania, in casi come questi ci possono essere motivi per fare una valutazione e capire se si tratta di un’azione coercitiva e capire se lo strumento può essere applicato in queste circostanze”.
Allo stesso tempo “una situazione in cui un paese terzo limiti o minacci di limitare l’approvvigionamento di gas per esercitare un’interferenza sulle decisioni dell’Ue in un’altra area potrebbe essere una forma di coercizione”. Il punto è che finora per difendersi contro un’aggressione da parte di un paese terzo l’Ue doveva ricorrere a decisioni di politica estera, che secondo il Trattato di funzionamento dell’Ue, prevedono l’unanimità.
Con l’introduzione di questo nuovo strumento, si va a colmare un vuoto normativo e si fa rientrare la materia nel campo delle politiche commerciali che, secondo l’articolo 207 del Trattato, possono essere approvate a maggioranza qualificata. Per l’adozione delle misure contro un certo paese non ci sono termini di scadenza, ma comunque, garantisce il commissario, lo strumento “è fatto in modo per permetterci di decidere in maniera ragionevolmente veloce”.(LaPresse)