Regno Unito: Johnson di nuovo papà, ma travolto dallo scandalo feste di Natale

Neanche il tempo di festeggiare la nascita della figlia, che Boris Johnson deve affrontare una nuova bufera politica e mediatica.

Britain's Prime Minister Boris Johnson arrives at the G7 foreign ministers' meeting in London, Wednesday, May 5, 2021. Foreign ministers from the Group of Seven wealthy industrialized nations gather in London to grapple with threats to health, prosperity and democracy. It is their first face-to-face meeting in more than two years. (AP Photo/Frank Augstein, pool)

LONDRA – Neanche il tempo di festeggiare la nascita della figlia, che Boris Johnson deve affrontare una nuova bufera politica e mediatica. Giovedì mattina, infatti, il primo ministro britannico e sua moglie Carrie hanno annunciato l’arrivo della loro secondogenita, sorella di Wilfred, nato nel 2020. Per Johnson si tratta del settimo figlio, visti i cinque nati da precedenti relazioni. Ma il tempo di celebrare la notizia è pochissimo, perché subito si abbatte su Downing Street un nuovo scandalo. Già mercoledì Johnson aveva dovuto ordinare un’inchiesta a causa della pubblicazione di un video che mostra membri senior del suo staff che scherzano sul fatto di organizzare una festa di Natale per violare le restrizioni dettate dal coronavirus nel pieno del periodo di lockdown dell’anno scorso. Johnson si era detto “furioso”, precisando: “Capisco e condivido la rabbia nel paese” nei confronti di chi sembra prendere alla leggera le restrizioni. “Mi sono infuriato nel vedere quella clip”, aveva detto, scusandosi “senza riserve per l’offesa che ha causato nel Paese e mi scuso per l’impressione che dà”.

La vicenda, però, non è finita lì. E giovedì gli eventi ‘attenzionati’ sono diventati ben tre. L’inchiesta, infatti, esaminerà anche altre due incontri precedenti che coinvolgerebbero funzionari del governo. L’accusa principale si riferisce a un evento del 18 dicembre 2020 negli uffici del primo ministro al numero 10 di Downing Street, dove si dice che i funzionari abbiano passato una serata fra vino, cibo, giochi e uno scambio di regali natalizi in un momento in cui i regolamenti sulla pandemia vietavano la maggior parte degli incontri sociali. Il video ha portato alle dimissioni di uno dei consiglieri di Johnson. Il ministro Michael Ellis ha affermato che l’indagine, che sarà guidata dal massimo funzionario del Regno Unito, Simon Case, esaminerà anche un incontro presumibilmente tenuto a Downing Street il 27 novembre 2020 e un altro presso il Dipartimento dell’Istruzione il 10 dicembre.

“Lo scopo principale dell’indagine – ha spiegato Ellis – sarà quello di stabilire rapidamente una comprensione generale della natura delle riunioni, compresa la partecipazione, l’impostazione e lo scopo, e con riferimento all’aderenza alle regole in vigore in quel momento”. “Se necessario, l’indagine stabilirà se sia giustificata un’azione disciplinare individuale”, ha aggiunto.

Le notizie, però, fanno tremare Boris Johnson che solo ieri ha imposto nuove regole restrittive contro il coronavirus e ora teme che l’apparente violazione delle regole nel cuore del governo possa minare l’adesione pubblica alle nuove norme che entreranno in vigore nei prossimi giorni. Mercoledì, Johnson ha esortato i britannici a lavorare di nuovo da casa quando possibile e a indossare mascherine sul viso al chiuso. Ha anche sostenuto l’introduzione di pass per entrare in luoghi affollati come discoteche e grandi eventi sportivi.

Quella sulla festa di Natale è solo l’ultima di una serie di accuse di violazione delle regole e dell’etica da parte di Johnson e di funzionari governativi. Sempre giovedì, il partito conservatore è stato multato di 17.800 sterline dall’autorità di vigilanza elettorale britannica per non aver tenuto un registro adeguato sul denaro di un donatore utilizzato per ristrutturare la residenza ufficiale di Johnson. Un periodo complicato, per il primo ministro britannico, che deve recuperare la fiducia dei suoi cittadini per riuscire a fronteggiare al meglio la nuova ondata pandemica.

LaPresse

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