ROMA – Per l’elezione del presidente della Repubblica “si passa da noi”. Dall’assemblea della Lega Puglia, a Bari, Matteo Salvini invia un messaggio al centrosinistra in vista della partita quirinalizia. “Per la prima volta il centrodestra ha le carte giuste per essere protagonista della scelta”, afferma il segretario del Carroccio sottolineando che “stavolta i numeri sono in mano nostra”. Una posizione di forza che tuttavia non vieta di aprire al dialogo con gli avversari.
E quindi, per arrivare a “un presidente scelto in condivisione”, Salvini annuncia che da lunedì alzerà il telefono per sentire i leader di partito. “Chiamerò tutti i segretari, dal primo all’ultimo, dal più piccolo al più grande. Sediamoci intorno a un tavolo e parliamone”, è la proposta, che però include una postilla: “Se qualcuno ha la spocchia di sedersi e dire che non può essere di centrodestra, sovranista, populista, dico: il presidente della Repubblica è di tutti, non c’è un articolo 1-bis della Costituzione che dice che il Pd ha diritto imperituro di scelta”.
Di certo dem, Cinquestelle e Leu non sposeranno mai la candidatura di Silvio Berlusconi, lanciato apertamente nella corsa al Colle da Salvini alla kermesse ‘Atreju’ di Fdi. Dallo stesso palco nel centro di Roma, però, anche Matteo Renzi riconosce al centrodestra il ruolo di mazziere. “Oggi ha più o meno il 45% dei grandi elettori – spiega il leader di Italia Viva -. Il punto è se il centrodestra prende una iniziativa insieme o se non lo fa. Il ruolo di kingmaker stavolta tocca a loro”.
Insomma per Renzi le strade sono due: o la destra si incarica di fare una proposta complessiva o, se non lo fa, bisognerà scegliere collettivamente un arbitro per i prossimi sette anni. E a chi gli chiede dell’eventualità che possa essere l’attuale premier, risponde: “Ringraziamo il cielo che abbiamo uno come Mario Draghi che possiamo mettere in due ruoli diversi. Ma fino al 15 gennaio ogni discussione è prematura”.
Più che discutere di nomi, “che non porta da nessuna parte”, Renzi si focalizza perciò sul metodo. “Per me il presidente della Repubblica bisognerebbe eleggerlo tutti insieme. Spero che si vada da Fdi al M5S, dalla Lega al Pd, perché più siamo meglio è per un fatto istituzionale di regole e un fatto politico – ribadisce -. Se ci sono le condizioni per farlo? Difficile”. Il senatore si lascia comunque andare a una previsione: “Per me sarà un presidente eletto a larga maggioranza”.
Punto questo condiviso con Enrico Letta, che tuttavia da Firenze aggiunge un pezzo in più al puzzle del Quirinale. “Sono sicuro che il nostro Paese avrà a fine gennaio un presidente o una presidente eletto a larga maggioranza ed eletto rapidamente dalle Camere riunite in seduta comune, e non con vecchi modelli come capitò in passato con lunghe settimane di votazione”, il pronostico sui tempi del segretario dem, che indirizza ancora una volta il discorso sul metodo.
Per i nomi, o il nome, ripassare tra qualche settimana anche se i tempi ormai stringono e l’organizzazione è già partita. “La mia regione si riunirà il 14 gennaio per designare i tre delegati che parteciperanno all’elezione – annuncia il governatore del Veneto Luca Zaia -. Penso proprio che sarò tra i grandi elettori”.(LaPresse)