ROMA – Quelli decisivi saranno i dati di oggi. Il direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza, li sequenzierà a campione e elaborerà la ‘flash survey’ che finirà sulle scrivanie di Mario Draghi e Roberto Speranza. Poi, di concerto con gli altri ministri, il premier deciderà se e quali misure mettere in campo per tenere sotto controllo i contagi e la variante Omicron durante il Natale.
Il presidente del Consiglio lo dice chiaro: “Nulla è stato ancora deciso. La decisione verrà presa sulla base dei dati dell’ultimo sequenziamento per vedere la velocità di diffusione della variante Omicron, e per questo abbiamo aspettato e aspettiamo fino a mercoledì o giovedì”, ribadisce dopo aver incassato i complimenti di Olaf Scholz.
Il cancelliere tedesco, in visita a palazzo Chigi, loda il nostro Paese per la campagna messa in atto: “L’Italia è un esempio luminoso, c’è un’altissima percentuale di italiani vaccinati già due volte e ora so che c’è un’intensificazione”, dice. Draghi apprezza, ma non vuole abbassare la guardia. “C’è ancora da lavorare ed essere attenti – scandisce – Bisogna procedere con la massima velocità alla terza somministrazione del vaccino”.
Per farlo, una delle ipotesi sul tavolo è quella di ridurre la durata del Green pass dai nove attuali a sette o addirittura cinque mesi. I dati che arrivano dalle terapie intensive, è il refrain di chi nel Governo tiene sotto controllo i flussi in entrata nei reparti Covid (e il numero di respiratori utilizzati), dimostrano che i vaccini funzionano. Lontana, poi, l’opzione obbligo. Sul tema partiti e Governatori sono divisi.
Chiede di intervenire in tal senso Alessio D’Amato, assessore alla Salute del Lazio: “Nella nostra Regione ci sono ancora 400mila persone non vaccinate. Potranno sembrare poche rispetto a una popolazione di quasi 6 milioni. Ma in termini assoluti è un numero altissimo abbiamo fatto di tutto per convincerli e ormai l’unico modo per sradicare questo zoccolo duro è l’obbligo”. Contrario invece il governatore del Veneto Luca Zaia (e con lui Matteo Salvini): “Il tema è riuscire a fare un’inieizione a chi non la vuole fare e credo sia impossibile”, taglia corto.
Intanto si verifica l’efficacia e la possibile messa in atto di nuove misure. Tra le ipotesi c’è quella di prevedere l’obbligo di tampone anche per i vaccinati per gli stadi o altri eventi che prevedano assembramenti (come le discoteche). La sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali apre: “Non escludo questa misura – ammette – se verrà fatta è per tutelare la salute di ogni cittadino, che è la priorità del governo”. A fare da scuso ancora Salvini che sottolinea: “Contiamo che i sacrifici chiesti agli italiani non si rivelino vani o inutili. Perché c’è gente che ha fatto una, due o tre dosi di vaccino e chiedere pure il tampone mi sembra una cosa da approfondire”.
Più difficile, ma non escluso, che si arrivi a un lockdown notturno, il vecchio coprifuoco cioè, ma da applicare solo ai non vaccinati. Ancora in campo, poi, anche se non convince molto Draghi, la possibilità di estendere l’obbligo di mascherina all’aperto a tutto il territorio nazionale. È già così in zona gialla, mentre in zona bianca è valido solo per i luoghi a rischio assembramento. Se ci si dovesse arrivare, viene spiegato, sarebbe più che altro un provvedimento ‘psicologico’ che ha a che fare con il livello di allerta che avverte il singolo cittadino.
Intanto qualcuno già si muove. Nicola Zingaretti ha firmato l’ordinanza che impone l’uso della mascherina in tutto il Lazio dal 23 dicembre al 23 gennaio. Le decisioni saranno prese dopo l’analisi dei dati, ma intanto l’opposizione è sulle barricate. Giorgia Meloni ‘risparmia’ il premier ma ha le idee chiare sulle responsabilità: “Nonostante il Green Pass e il Super Green Pass, tornano le restrizioni e le limitazioni durante le festività. Il fallimento di Speranza è ufficiale – attacca la leader FdI – chiederne le dimissioni è un atto dovuto”.(LaPresse)