LPN-Pil: Confindustria vede rischi per risalita. Governo pronto a sostegno in caso rallentamento

Futuro incerto per la ripresa italiana. Secondo il Centro studi di Confindustria, nel nostro paese crescono i rischi per la risalita del Pil in un sentiero che si presenta scivoloso. I principali ostacoli si chiamano caro-energia e nuovi contagi.

Foto Ufficio Stampa Confindustria/LaPresse

TORINO – Futuro incerto per la ripresa italiana. Secondo il Centro studi di Confindustria, nel nostro paese crescono i rischi per la risalita del Pil in un sentiero che si presenta scivoloso. I principali ostacoli si chiamano caro-energia e nuovi contagi. Nel frattempo una nota positiva arriva dal presidente del Consiglio, Mario Draghi durante la conferenza stampa di fine anno: “Prevediamo che il rapporto tra debito-Pil cominci a scendere già da quest’anno”, anticipa. Il governo “resta pronto a sostenere l’economia in caso di rallentamento, la sfida principale – sottolinea – resta far aumentare il tasso di crescita nel lungo periodo e risolvere le debolezze strutturali a partire dalle disuguaglianze”.

Sugli effetti dell’accelerazione della pandemia e di Omicron “abbiamo solo dati limitati, ed è possibile che nell’ultimo trimestre di quest’anno la ripresa rallenti”, prevede il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, precisando che “quello lo valuteremo a gennaio”. E ancora: “Ieri abbiamo pubblicato i dati sulla fiducia dei consumatori, da cui si evince un rallentamento forse dovuto alle restrizioni. Sono convinto che non avremo conseguenze economiche paragonabili a quelle del lockdown avuto durante la prima ondata. Il che non significa che non dovremo monitorare la situazione”.

Stando ai dati di Confindustria, nel 4° trimestre si conferma una frenata dell’economia italiana ma il trend di risalita dovrebbe proseguire. Dopo il rimbalzo del 3° trimestre (+2,7%), il Pil italiano è a -1,3% dal livello pre-Covid (da un minimo di -17,9%) ed è previsto completare il recupero a inizio 2022. Lo scenario per la manifattura sarebbe favorevole (a novembre l’indice Pmi è salito ulteriormente a 62,8 da 61,1) ma l’impennata del prezzo europeo del gas e, quindi, dell’elettricità (+572% a dicembre sul pre-crisi), se persistente, mette a rischio l’attività nei settori energivori, considerato anche il peso della scarsità e ai rincari di vari input produttivi.

Gli analisti della direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo segnalano stime di crescita al rialzo per il Pil, al 6,2% nel 2021 e al 4,3% nel 2022. L’economia potrebbe recuperare i livelli pre-Covid già entro la metà del prossimo anno, anche se l’output gap si chiuderà verosimilmente solo nel 2023, e il recupero dei ritmi di crescita pre-pandemici è rimandato, nel nostro scenario, al 2024.

Dal lato della domanda, la crescita 2022 sarà trainata ancora dai consumi, che vediamo espandersi di oltre il 5% anche l’anno prossimo.

Di Martina Coppola

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