NAPOLI – L’elezione del presidente della Repubblica ha dato il via ai giochi di palazzo, chi sarà il successore di Sergio Mattarella? Il premier Mario Draghi non si è detto indisponibile e probabilmente sarà lui ad entrare tra i cori festanti dei partiti al Quirinale e ad occuparlo per i prossimi sette anni. A meno che nei prossimi giorni non si individui un nome che riesca a convincere la maggioranza delle forze politiche a sostenerlo. Al di là di quello che sarà l’epilogo, al momento, pare il voto anticipato sia da escludere. O almeno questo è quello che pensa il senatore del gruppo misto Gregorio De Falco.
Onorevole, in questi giorni si fanno molti nomi per la corsa al Quirinale. Da Berlusconi ad Amato passando per Draghi e fino alla Cartabia, secondo lei chi potrebbe essere il miglior successore del presidente Mattarella?
Il miglior successore di Mattarella sarebbe Mattarella, ma si è detto indisponibile poiché questo porterebbe al consolidamento di una prassi incostituzionale. Il nostro presidente della Repubblica non è come quello americano o francese, ha a disposizione un unico mandato della durata di sette anni e non è rieleggibile. Serve una personalità dall’autorevolezza intatta e i partiti sono chiamati a fare la scelta migliore, ma il problema è che assistiamo allo sbigottimento della politica da quando Draghi ha detto in parole povere che se deve fare il presidente della Repubblica lo farà.
Quindi dopo Mattarella c’è Draghi?
Così si dice. Certo è che si creerebbe un cortocircuito senza precedenti, ma ce lo meritiamo. Non si è mai visto prima che chi non ha ancora chiuso la porta di palazzo Chigi già apra quelle del Quirinale. Voteremo come presidente della Repubblica il premier Draghi. Siamo dinanzi alla destrutturazione della Costituzione e nei fatti stiamo creando un presidenzialismo come aveva anticipato Giorgetti, ma senza regole.
Il presidente della Repubblica è il garante della Costituzione, crede che Mattarella lo permetterà?
Il premier viene descritto come il principe illuminato, ma quello che non ha negato di voler fare è un sovvertimento costituzionale. L’opzione alternativa, al momento, è che sia lo stesso Mattarella a violare la Costituzione consolidando una prassi.
Si va verso il voto anticipato?
La legislatura non si interromperà. I parlamentari hanno perso una grande occasione e si sono lasciati commissariare. La politica è di chi muove le cose e il Parlamento dovrebbe quantomeno fungere da contrappeso, ma non è così. Dobbiamo tutti renderci conto che i cittadini pensano che il Parlamento non serve, per loro serve solo il governo. Dobbiamo prepararci per il futuro, serve una legge elettorale perché se i parlamentari non si affrancano dai partiti le loro prerogative si riducono alla ratifica, ma il ruolo di senatori e deputati non deve essere questo. I parlamentari, nel caso del decreto infrastrutture hanno chiesto più rispetto del loro ruolo, io l’ho trovato assurdo perché non c’è da chiederlo, è diritto del parlamentare dire la sua, esprimersi, emendare e dissentire. Il problema è che davanti alla minaccia di non essere ricandidati dovrebbero iniziare a fare spallucce e invece restano zitti. Chi mette mano ad una riforma ha sempre un fine chiaro a tutti. Chi ha tagliato il Parlamento lo ha fatto per tenere in scacco i parlamentari.
Se le cose andranno come dice lei e Draghi diventerà presidente della Repubblica, ma non si andrà ad elezioni, chi sarà il premier?
Vedremo, non credo sarà un uomo di Draghi. Penso che a quel punto i partiti rivendicheranno la presidenza del Consiglio. E’ una situazione particolarmente delicata e difficile. Non escludo che possa essere uno tra i due ex vicepremier.
Di Maio o Salvini? Rappresentano i partiti che hanno preso più voti. Probabilmente Di Maio, non vede com’è tranquillo?
Cosa la preoccupa di più in questo momento?
I cittadini dovrebbero preoccuparsi della questione dell’autonomia differenziata di cui poco si discute. Alcuni componenti del governo già cantano vittoria. Ma dovremmo chiederci chi se ne avvantaggia. Io credo nessuno, dopo un primo effetto positivo anche veneti, lombardi ed emiliani capiranno che il loro mercato è legato al Mezzogiorno e l’autonomia differenziata, con la fiscalità trattenuta sul territorio, sarà un danno per tutti e sposterà tutto sull’imprenditoria privata.