ROMA – Riduzione della quarantena per chi ha la terza dose. Sarà questo il nodo da sciogliere domani nel confronto tra Governo e Comitato tecnico scientifico. Da sette potrebbe ridursi ai tre-cinque giorni.
Figliuolo: “Quarantene diverse”
E’ stato lo stesso Commissario all’emergenza, il generale Antonio Figliolo, a spiegare che “adesso le quarantene sono diverse per i vaccinati e i non vaccinati”. La riflessione sul numero di persone in quarantena, ha aggiunto l’alto ufficiale, “l’abbiamo fatta col ministro Speranza. Gli scienziati stanno studiando con l’Istituto superiore di sanità”.
Scelta equilibrata
Figliuolo ha sottolineato come la variante Omicron sia “molto più contagiosa rispetto alla Delta, qualcuno dice fino a cinque volte, fortunatamente per ora non si stanno avendo evidenze cliniche di gravità – ha chiarito – però è chiaro che chi ha fatto la vaccinazione completa e soprattutto chi ha fatto il booster è molto coperto rispetto alla Omicron. Non vediamo per ora in persone che hanno fatto il booster ospedalizzazioni o effetti nefasti. Credo che anticipare la terza dose a quattro mesi dal 10 gennaio sia per ora una scelta equilibrata, ma non mi sento di escludere alcunché. Abbiamo visto come si muove questo virus con le sue varianti e che ciò che uno dice oggi, domani l’evidenza sul campo la può cambiare. Se dovremo correre di più lo faremo – ha concluso – ma ci vuole anche cautela, per cui credo che la scelta di anticipare la terza dose a quattro mesi sia equilibrata”.
Cartabellotta: “Rivedere la quarantena”
Sulla stessa linea Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe: “Ogni positivo – ha detto – può aver avuto, di media, dai 5 ai 10 contatti. Se dovessimo avere un milione di positivi vuol dire che potrebbero esserci dai 5 ai 10 milioni di contatti da mandare in quarantena e questo non è possibile. Chi ha fatto il vaccino con la terza dose – ha continuato – è più difficile si contagi e quindi bisognerebbe rivedere le regole per questa categoria. La persona vaccinata anche con terza dose deve vedere la sua quarantena ridotta”. Mentre su i non vaccinati ha spiegato: “Mi preoccupano ancora gli indecisi: quei 5 milioni e 750mila italiani che non hanno ancora avuto alcuna dose. Siamo quasi al 90% tra prime dosi e guarigioni da almeno sei mesi, però in quella fascia, specie tra i 30 e i 59 anni, ci sono ancora un po’ di milioni di persone che potrebbero essere raggiunte dalle inoculazioni e potrebbero anche loro dare una mano ad arginare il virus e soprattutto queste varianti”.
Sileri: “Valutare bene i dati”
Più prudente appare invece il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri: “E’ necessaria – ha detto – una revisione delle regole della quarantena ma non è questo il momento. Credo che sia auspicabile ma probabilmente tra 10 o 15 giorni da oggi. E’ verosimile che Omicron sia oltre il 50-60% del virus che circola nel Paese – ha aggiunto – Dal 10 gennaio si torna in presenza a scuola. E’ verosimile che nei prossimi giorni si arrivi in generale a 100 mila contagi al giorno ma se non tutti vanno in ospedale, per la scuola non vedo un grande problema. Non appena avremo dati più conclusivi su Omicron, anche le regole sulla quarantena dei bambini, degli alunni, degli studenti si potranno rivedere. Potrebbe essere anche tra 7-10 giorni, con l’anno nuovo, probabilmente prima della riapertura della scuola. Ma bisognerà vedere quanto questa variante del virus sia più o meno aggressiva. La riduzione della quarantena si deve basare su dati scientifici precisi, aspettiamo il Cts. Dobbiamo valutare molto bene i dati”.
Le riflessioni
Per il presidente del Veneto, Luca Zaia, “la quarantena per il vaccinato va rivista”. E il presidente del Friuli Venezia-Giulia e della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha aggiunto: “Condivido la revisione delle regole della quarantena che andrebbe ridotta o tolta soprattutto per quelli che hanno la terza dose. Dobbiamo garantire la sicurezza sanitaria ma al contempo non dobbiamo bloccare il Paese”.
Secondo il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti è giunto il momento di dire “basta quarantena per i contatti dei positivi, bisogna cambiare le regole al più presto prima che si blocchi un intero Paese. La penso – ha fatto sapere – esattamente come il direttore della clinica di malattie Infettive del San Martino di Genova, Matteo Bassetti. Non si può continuare ad affrontare il virus con la stessa metodologia dello scorso anno. Il rischio è trovarci tra poco con milioni di persone isolate: chi farà il pane, chi guiderà gli autobus, chi svolgerà le lezioni a scuola, chi garantirà la sicurezza, chi batterà lo scontrino al supermercato, chi lavorerà in ospedale?”
A scuola con le Ffp2
La necessità dell’utilizzo della mascherina Ffp2 alla riapertura dell’anno scolastico viene sposata dai presidi: “Ritengo opportuno – ha detto il presidente dell’Anp Antonello Giannelli – che le competenti autorità sanitarie riconsiderino l’utilizzo a scuola delle mascherine Ffp2. Mi è ben chiaro che in passato il Cts ne aveva sconsigliato l’uso generalizzato ma le peculiarità della nuova variante Omicron potrebbero modificare tale valutazione. I ragazzi che utilizzano mezzi pubblici e dedicati già dovranno indossarle per raggiungere le scuole. I numeri dei contagiati di quest’ultime ore ci dicono che la fascia dei più piccoli è ancora quella più colpita, probabilmente perché tra loro i vaccinati sono ancora troppo pochi”.
Bianchi: “Si torna in presenza”
Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha fugato ogni dubbio: “Abbiamo assunto la responsabilità di tornare in presenza, questa è la chiave di volta di questo governo” per cui “dopo le vacanze si torna in presenza. Ci vuole la responsabilità di tutti, ma questo è il nostro obiettivo e questo faremo”. Ma “laddove ci sono condizioni straordinarie, con focolai isolati, i presidenti di regione e sindaci possono disporre chiusure isolate, non diffuse, e allo scopo di verificare lo stato in quel cluster. Ma la nostra indicazione è che si torna in presenza”.