ROMA – “Sulla sua esenzione non sono d’accordo. Anche se è il Maradona del tennis e il più forte giocatore del mondo e muove molto denaro questo non toglie che lui debba rispettare i regolamenti, come il numero 2, il 3, il 4 e tutti quelli del tabellone fino al 128mo che entra a Melbourne”. Così Adriano Panatta a ‘Radio Anch’io’ sul caso Djokovic.
“Non sono mai un colpevolista, se lui dimostra che la documentazione che ha portato è stata fatta in maniera corretta, dimostra la sua buona fede, che giochi. Però non si può mentire: vedo che ora dà la colpa al suo staff. Ma sapete quante persone ha nello staff tra avvocati, manager e allenatori? E’ difficile sbagliare una dichiarazione su una cosa fatta un mese fa, è strana questa cosa”, aggiunge Panatta.
Se il numero uno del tennis deve essere un esempio come Diego Armando Maradona? E’ stato straordinario, un fuoriclasse sul campo. Fuori dal campo ha lasciato un pochino a desiderare -risponde Panatta-. Io moralista? Sono tutto tranne che moralista, spero di essere giusto. Djokovic si è comportato in maniera un po’ troppo disinvolta, sperando che la sua situazione lo potesse aiutare. Ma di questa cosa non se ne può più, giocasse o non giocasse. E’ un torneo di tennis, non mettiamola sul discorso politico”.
“Questi sono, io ero, dei ragazzi in mutande che giocano con le pallette, e pensano di essere più importanti di Gino Strada -rimarca l’ex campione-. Le cose più importanti non sono quella cosa lì. Non prendiamoci troppo sul serio altrimenti diventiamo ridicoli. Ha ragione Nadal, ci son delle regole. Poteva vaccinarsi. E l’Australia ha fatto un casino che metà bastava”.
(LaPresse)