ROMA – Giuseppe Conte, Enrico Letta e Roberto Speranza si vedranno mercoledì mattina per concordare una linea comune sul Quirinale, in attesa che Silvio Berlusconi sciolga la riserva sulla sua corsa. Dalle parti del centrosinistra in molti sono convinti che, prima che le votazioni entrino nel vivo, l’ex Cavaliere si sfili, attraverso “l’ennesimo colpo di scena”.
L’ultimo slancio di Matteo Salvini che promette per la prossima settimana “un nome che convinca molti, anche se non tutti”, in realtà, non convince il Nazareno. L’ex ministro dell’Interno “dice tutto e il contrario di tutto, ma poi l’unico nome che è ufficialmente in campo è quello dell’uomo di Arcore”, è il ragionamento. Per Enrico Letta e i suoi, poi, il leader del Carroccio “fa a gara a chi è il king maker del centrodestra, ma a noi non interessa, noi parliamo con tutti. Bene se ci sarà un altro nome”, è la linea.
Se invece il leader di FI dovesse restare sul tavolo fino al voto, Letta è pronto a mettere in campo una candidatura alternativa, da concordare insieme a Speranza e Conte (e buona accoglienza ha avuto al Nazareno l’intervista di Matteo Renzi, che ha definito ‘saggia’ l’idea del segretario dem per un patto di legislatura). In realtà, però, con l’avvicinarsi della prima chiama per il successore di Sergio Mattarella, fissata per lunedì alle 15, gli animi tra gli alleati cominciano a scaldarsi.
Tra le fila M5S le chat iniziano a ribollire di buon mattino. A far discutere sono le parole di Goffredo Bettini al ‘Corriere della Sera’. Il dirigente dem definisce Giuseppe Conte come “uomo leale, che apprezzo: ma più leader di governo, che capo di un partito”, e sottolinea che a suo modo di vedere si trova “in un momento di notevole difficoltà” nella sua nuova veste di presidente dei Cinquestelle.
Il leader non apprezza. Anche ai piani alti del MoVimento il malcontento è generalizzato. “Se l’unità d’intenti in vista del Quirinale è rappresentata da interviste e colloqui rilasciati alla stampa in cui si esprimono giudizi sul MoVimento e il suo leader politico, cosa che non ci permettiamo di fare specialmente in questa fase, direi che la direzione di marcia della coalizione non è quella giusta”, tuona il capodelegazione al governo, Stefano Patuanelli.
Ad alzare gli scudi anche uno dei cinque vicepresidenti pentastellati, Riccardo Ricciardi: “Lasciano perplessi le parole espresse sulla leadership del presidente Conte da parte di un nostro alleato. Gli altri partiti, da sempre, giudicano le dinamiche del Movimento come se fosse un partito tradizionale, preda di correnti e personalismi. Hanno sempre sbagliato e sbagliano anche ora”.
Non solo i dirigenti, però. Non sono pochi, infatti, i parlamentari a storcere il naso: cosa c’entra Bettini con il M5S? Cosa ha fatto per meritarsi la “patente di consigliere” del leader?, è il refrain nelle chat private che rimbalza sulle agenzie di stampa. C’è n’è abbastanza per mettere ‘in pericolo’ l’alleanza. E’ lo stesso Bettini, allora, a correggere il tiro. “Il rapporto Pd-M5s è fondamentale per soluzione autorevole sulla Presidenza della Repubblica e il lavoro di Conte è prezioso per il Movimento e per stabilità democrazia italiana – precisa l’esponente dem – lo stimo umanamente e politicamente”.
Al Nazareno, nonostante le scintille, mantengono la calma: “Bettini è un dirigente storico della sinistra che va rispettato, ma fa una partita sua. Letta non ha bisogno di intermediari per parlare con Conte, cosa che avviene quotidianamente”, è la sintesi a fine giornata di chi ammette che “non è per forza un male che si superi l’equivoco di Bettini Richelieu”. Visto anche – è la sottolineatura – che ormai la linea del segretario e quella dell’ex europarlamentare dem sono distanti, anche sull’immediato futuro di Mario Draghi.(LaPresse)