Scuola: caos dati Dad. Bianchi: “50%? Numeri li diamo noi. Ira dei sindacati

Continua lo scontro sui numeri della didattica a distanza tra il ministero dell'Istruzione e gli istituti scolastici, che si ritrovano a dover gestire l'aumento dei contagi, con intere classi in Dad e il caos delle quarantene.

Patrizio Bianchi (Foto LaPresse/Nicolò Campo)

ROMA – Continua lo scontro sui numeri della didattica a distanza tra il ministero dell’Istruzione e gli istituti scolastici, che si ritrovano a dover gestire l’aumento dei contagi, con intere classi in Dad e il caos delle quarantene.

La “soddisfazione generale” espressa dal ministro Patrizio Bianchi per la riapertura della scuola, sulla quale “abbiamo insistito tanto” perché sinonimo della “comunità che si ritrova”, finisce quindi per scontrarsi con il dato fornito dal presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, che stima un “50% delle classi in Dad”. Una percentuale che, se confermata, metterebbe in dubbio la bontà della decisione del ministero di tornare subito in presenza dopo le vacanze di Natale.

Ma Bianchi non ci sta e replica: “Noi abbiamo i dati, li stiamo elaborando, li daremo quanto prima e saranno ufficiali. Grandissimo rispetto per tutti coloro che fanno delle stime, però i dati li daremo noi”.

Parole che, però, non rassicurano i sindacati. “Le dichiarazioni di Bianchi sull’imminenza della comunicazione di questi dati sono inquietanti. Sono due anni che li chiediamo, ma puntualmente non vengono forniti”, spiega a LaPresse Graziamaria Pistorino, della segreteria nazionale Flc Cgil Scuole.

Quel che non torna, sottolinea la sindacalista, è che “il ministero dell’Istruzione è in possesso di quei dati, con i numeri dei contagi, perché i dirigenti scolastici entro ogni martedì della settimana da due anni li caricano sul portale Sidi”. Quindi “il dubbio è che se non vengono resi pubblici è perché non sono così positivi come si vuol far credere”, prosegue.

“Ovviamente il ministro fa il suo mestiere, ma quando si dicono cose che non hanno riscontro nella realtà si inizia a perdere credibilità”, tuona Pino Turi, segretario della Uil Scuola. “Sto chiedendo al ministro i dati e non li abbiamo. Si continuano a raccontare cose, ma non si tirano fuori i dati. Si va avanti alla carlona”, ripete.

“La pianificazione e la gestione dei casi positivi di Covid in classe e tutto ciò che ne consegue, dal tracciamento al rientro con relativa certificazione, devono essere competenza del ministero della Salute e delle sue strutture periferiche regionali e non della scuola che, al momento, si sta facendo carico di questioni che non le competono”, ribadisce a LaPresse Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola. Che teme risvolti imprevisti: “A decidere chi deve andare in Dad devono essere le Asl e non gli istituti scolastici” che così facendo invece “rischiano di vedersi accusati di violazione del diritto allo studio da parte delle famiglie”.

di Giusi Brega

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