La delegazione della Regione Campania, composta dal governatore Vincenzo De Luca, dal presidente del consiglio Gennaro Oliviero e dalla consigliera Annarita Patriarca (Forza Italia) in rappresentanza dell’opposizione, è a Roma per partecipare alle votazioni per il nuovo capo dello Stato. Le trattative sono in corso e la rinuncia del Cavaliere a competere le complica, secondo quanto dichiara a “Cronache” la Patriarca, che auspica anche, in contrapposizione a quanto dichiarato da Oliviero, una figura politica come presidente della Repubblica.
Il ritiro di Silvio Berlusconi dalla corsa faciliterà l’accordo?
No, al contrario. Spariglia le carte in questo momento. Mentre prima c’era una direzione chiara e univoca nel centrodestra, infatti, adesso c’è da trovare una sintesi, un nuovo percorso di condivisione su un nome altrettanto autorevole.
Se il nome sarà quello di Draghi si torna al voto o si trova un altro premier senza porre fine alla legislatura?
Il vero problema, sul nome di Mario Draghi, è garantire la continuità di governo in un momento così difficile per il Paese. Un momento in cui non ci possiamo permettere salti nel vuoto. Se Draghi andasse al Colle, di sicuro si porrebbe il tema impellente di capire chi lo sostituirà a Palazzo Chigi, e con quale maggioranza. Quella attuale, nel suo assetto, è forma di garanzia per il Paese. Garanzia a cui non possiamo rinunciare.
Secondo quanto dichiarato a “Cronache” dal presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero, il nuovo capo dello Stato non potrà essere un uomo di partito: lei è d’accordo?
La scelta del prossimo presidente della Repubblica deve vertere più sulle capacità della persona, uomo o donna, di interpretare in questo momento storico una speranza per l’Italia piuttosto che sull’appartenenza o sul profilo più o meno politico. Al contrario, personalmente auspico che il nuovo capo dello Stato abbia assolutamente un profilo politico perché è importante che la politica ritorni protagonista e che si riappropri dei ragionamenti e delle scelte. D’altronde, se vogliamo dirla fino in fondo, per avere un presidente “neutro” o veramente terzo dovremmo prenderlo da fuori l’Italia perché tutti hanno percorsi di appartenenza politica più o meno evidenti. E non è detto che essere politici sia un peccato. Tutt’altro.
E l’idea di Letta, che punterebbe su un nome “condiviso ma non di centrodestra”? Il nome sarebbe quello di Casini: può sbloccare la situazione?
Che ci sia bisogno di una condivisione nell’individuazione del candidato, credo che sia convinzione ormai acquisita. Quale sia il nome che riuscirà a raggiungere questa sintesi, lo scopriremo solo nelle prossime ore.