ROMA – Quando dalle nebbie della confusione politica sembrava spuntare uno spiraglio per Mario Draghi, o Sergio Mattarella, ecco che Matteo Salvini spariglia di nuovo le carte. Lanciando nel vortice il nome di Franco Frattini. E lì, apriti cielo: immediatamente Pd e Iv saltano alla giugulare del leader leghista, Enrico Letta – fanno filtrare fonti del Nazareno – è furioso.
“Basta provocazioni”, dicono i dem. “Il Pd è un partito serio che non si presta a improvvisazioni raffazzonate, tanto più dopo giornate di giravolte e mancanza di chiarezza”, spiegano ancora le stesse fonti. “Cerchiamo, tutti, di adempiere al compito di grandi elettori e di dimostrare di fronte alla nazione di esserne degni. Il Paese ci guarda, l’Europa e il mondo si chiedono cosa stia succedendo, dobbiamo essere all’altezza della gravità e della complessità del momento storico che viviamo”.
Matteo Renzi mette da parte il fioretto e colpisce dritto per dritto: “Sono sconvolto dal centrodestra, davanti a una crisi internazionale e una crisi delle bollette abbiamo il teatrino, lo show di qualche aspirante leader”. Di minuto in minuto la confusione aumenta, ma nel campo progressista crescono anche i sospetti sul Movimento 5 Stelle. Giuseppe Conte, nei giorni scorsi, quando era passato per la prima volta nel dibattito il nome di Frattini, non era sembrato ostile all’ipotesi.
Tra i Cinquestelle, però, reagisce Laura Castelli, la vice ministra dell’Economia vicina a Luigi Di Maio: “Usare il presidente del Consiglio di Stato, una carica istituzionale così autorevole, per spaccare la maggioranza di governo è un segno evidente che non c’è la volontà di trovare una soluzione per il Colle. Non possiamo spaccare la coalizione con il centrosinistra, salterebbe anche il governo”.
Nel Movimento la notizia di Frattini fa molto rumore, soprattutto perché un pezzo consistente di truppe si era apertamente schierato per il bis di Mattarella, contribuendo significativamente ai 166 voti ricevuti dal presidente uscente al quarto scrutinio. Poi c’è l’ala che guarda al ministro degli Esteri che gradirebbe Mario Draghi per il Colle.
Tra l’altro, proprio Di Maio, pur sottolineando il forte rapporto che li lega, ha commentato l’ipotesi della candidatura del direttore generale del Dis, Elisabetta Belloni, con parole di saggezza: “Con Elisabetta Belloni ci ho lavorato assieme, è un profilo alto ma non giochiamo a bruciare nomi e soprattutto non spacchiamo la maggioranza di governo”.
Nel taccuino di Salvini, però, c’è anche il nome di Giampiero Massolo, ma è ovvio che si tratta di una seconda linea. Resta in stand by, invece, la candidatura di Pier Ferdinando Casini, che rinsalda l’asse Letta-Renzi ma non convince il resto della coalizione di governo. La partita, dunque, si complica ancora un po’ di più di quanto già non lo fosse, mentre il tempo scorre velocemente.
Domani, intanto, è convocata una capigruppo congiunta di Camera e Senato, dove con molta probabilità verrà discussa l’ipotesi di far svolgere due votazioni al giorno per velocizzare le operazioni. Sempre domani, alle 11, infatti, è previsto il quinto scrutinio (la maggioranza richiesta è assoluta, 505 voti) dopo la nuova fumata nera di oggi. A spoglio completato, su 981 grandi elettori presenti, i votanti sono 540 e 441 gli astenuti.
Le schede bianche si fermano 261, Sergio Mattarella ottiene 166 preferenze (41 in più rispetto al giorno precedente), il magistrato antimafia Nino Di Matteo 56, Luigi Manconi 8, Marta Cartabia 6, Draghi 5, Giuliano Amato 4, Casini 3 e 2 a testa Belloni, Pierluigi Bersani e Baldini. I voti dispersi sono 20, le schede nulle 5. E domani tutto riparte dal via.(LaPresse)